Sovranista o salutista, etnico o intollerante. Di che colazione sei?

Il primo pasto del giorno è stato rivalutato Ma si va dal semplice caffè a un ricco brunch

Sovranista o salutista, etnico o intollerante.  Di che colazione sei?

C'era una volta la colazione, inizio di ogni dura giornata di lavoro. Poi è quasi sparita a favore di un più moderno e funzionale caffè. Ora la colazione è tornata, più ricca e variegata che mai. S'è presa una bella rivincita e dalla prima ora dopo il risveglio s'è allargata a dismisura. Facendo capolino in tarda mattonata, per un incontro informale di lavoro, una chiacchiera tra amiche, o un primo rendezvous di Tinder.

Si è diversificata, generando delle tribù ben distinte ognuna con i suoi tic, piccole manie e incrollabili convinzioni. E un cibo-totem che non può mancare. Li potremmo chiamare tipi da colazione, osservateli al bar domani mattina e guardando cosa mangiano saprete con chi avete a che fare.

Il tradizionalista. Sovranista alimentare fin dalle prime ore del mattino, concepisce la colazione in un solo modo: cappuccio e cornetto, o brioche a seconda della latitudine. Cibo totem: la brioche sotto casa, la migliore che c'è.

L'etnico. Contraltare del tradizionalista, vive alla spasmodica ricerca di una colazione alternativa, della tradizione, sì, ma altrui. E dunque giostra tra dim sum, arepa e smorrebrod. Cibo totem: la shakshouka, uova cotte nel sugo speziato, scoperta a Tel Aviv.

Il salutista. Estratto di melograno, granola con yogurt di capra, frutta e verdura. La colazione è prima di tutto sana. Va su instagram e trova milioni di ricette coloratissime che prova a rifare a casa, scoprendo che sono più belle che buone, ma non si scoraggia. Cibo totem: avocado.

Il colazionista in trasferta. Cornflakes, salmone e uova strapazzate: non si mangiano mai a casa ma guai se non ci sono in albergo, dove anche il buffet più ricco di delizie locali sembra spoglio senza il trittico. Cibo totem: cornflakes, salmone e uova strapazzate.

Il chilometrista (zero). Anche a colazione cerca il formaggiaio che alleva le proprie capre, vuol conoscere il nome della gallina che ha fatto le uova e del contadino che ha coltivato le fragole della marmellata. Cibo totem: il presidio Slow Food più vicino, calcolato al millimetro su Google map.

L'intollerante. Chiede cappuccini senza latte, torte senza glutine, creme alla nocciola senza nocciola. Non ha fatto alcun test, è che ha notato che queste cose gli fanno male. E inizia a lamentarsene fin dalla mattina. Cibo totem: i cereali strani: amaranto quinoa, miglio, manioca.

L'americano (finto). Attacca deciso con le scrambled egg, punta dritto su un caffè filtrato in mug, si sdilinquisce per i pancake con lo sciroppo d'acero, si commuove davanti a un donut e vacilla solo di fronte al temibile burro di noccioline. Cibo totem: pancake.

Il lavoratore. Si presenta al bar con il portatile, ordina la colazione e prima che arrivi sta già rispondendo alle mail. Le riunioni di lavoro avvengono davanti a una tazza di caffè lungo. Così, tra uno snack e un succo, la colazione dura tutto il giorno ma tanto lui, preso dal lavoro, non si è accorto che il sole è già calato. Cibo totem: snack, petits fours, minisandwich.

Il lievitista madre. Il pane non l'ha fatto lui ma sa tutto di lieviti madri centenari e farine macinate a pietra, grani antichi, temperature e tempi di lievitazione. Il pane deve essere acido, con la crosta dura e l'interno umido. Tutto il resto è odiosa sofisticazione. Marmellate e burri artigianali seguono. Cibo totem: il pane grande formato o la brioche di lievito madre.

Il brunchista. Anni fa ha scoperto il brunch domenicale. Da allora non è più lo stesso.

Attende il weekend pensando al bulimico pasto dove è libero di mischiare dolce e salato. E se può in settimana salta la colazione e alla mezza si butta su uova al bacon, sushi, torte, yogurt e frutti tropicali innaffiati da un Bloody Mary. Cibi totem: omelette e quiche (per iniziare).

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