Cultura e Spettacoli

La tempesta perfetta che riduce la libertà

Per gentile concessione dell'editore Rubettino pubblichiamo ampi stralci del libro di Claudio Brachino "Avere o non avere" in libreria da oggi

La tempesta perfetta che riduce la libertà

Per gentile concessione dell'editore Rubettino pubblichiamo ampi stralci del libro di Claudio Brachino Avere o non avere in libreria da oggi.

I numeri fotografano il grande tema del ventunesimo secolo, la disuguaglianza e l'insieme di possibilità che rientrano nel diritto del singolo di incidere sul proprio destino. Parleremo di persone, del modernissimo Io, unico o relativo ma sempre al centro della ragnatela dei rapporti, tra connessione e solitudine, network e abisso, illusione dell'uguaglianza attraverso la merce e cristallizzazione dello status nella realtà. Disruption. È un termine che indica una rottura, uno shock in un sistema un terremoto, direi. Il virus ha scosso con rapidità e violenza il sistema economico lo shock e ha spianato la strada al virtuale e all'Intelligenza artificiale in minor tempo di quanto una qualsiasi legge avrebbe potuto fare. L'unico posto in cui si trovano assieme dittatura e capitalismo sfrenato è la Cina. E da lì viene questo Coronavirus. Io sono il papà di Top secret, un programma tv che ha avuto molto successo su varie reti e in vari orari per quindici anni. Più di cento inchieste su tutto ciò che è mistero, ma anche su morti e avvenimenti che ancora oggi mantengono la loro ombra. Mi verrebbe facile credere a chi sostiene che questo virus sia stato fatto uscire apposta da un laboratorio di Wuhan per cambiare in fretta un mondo restio a entrare nella nuova era. Però siccome non ho uno straccio di prova posso solo dire che si è scatenata una tempesta perfetta. Come avrebbero fatto le democrazie di mezzo mondo a tenere chiusi in casa milioni di persone, decidendo quando, come e perché potevano uscire? Il tutto giustificato da un clamoroso squilibrio dei diritti costituzionali: quello alla salute ha preso il sopravvento su quello al lavoro, all'istruzione, alla privacy. E la libertà? Sacrificata anch'essa alla dittatura della salute. Della Costituzione americana viene citato spesso il «diritto alla felicità». Individualmente la felicità è un mistero profondo come la morte, e forse, come ci insegna la letteratura, è realizzabile solo a frammenti. Ma collettivamente quell'aspirazione legittima dell'essere umano è raggiungibile a patto che siano garantite alcune condizioni, come ad esempio il diritto al lavoro. In assenza di queste condizioni l'unica cosa che viene garantita è uno stato di deprivazione sociale: non poter riscaldare l'abitazione; non poter sostenere una spesa imprevista; non potersi permettere una settimana di ferie, un televisore a colori, una lavatrice, un'automobile, un telefono; essere in arretrato nel pagamento di bollette, affitto, mutuo o altro tipo di prestito. Ah, la felicità! Non è detto che sia la somma di ciò che uno ha, ma non avere non la assicura di certo, almeno socialmente parlando. Sono nato il giorno di san Francesco, rappresenta quello che alcuni uomini di teatro (Carmelo Bene) chiamavano togliere di scena. La mitologia dell'essenzialità, del poter fare a meno, lo stato selvaggio dell'Io. Sono figlio di contadini, non poveri ma sempre sul punto di esserlo. Quell'angoscia te la porti dentro tutta la vita. L'estate scorsa eravamo in vacanza in Puglia. È andata via la luce per un'intera notte, mio figlio adolescente ha avuto gli incubi, mia moglie era visibilmente a disagio e io sono finito sul divano con una candela.

Un clic e le nostre calde abitudini vanno a ramengo.

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