Cronache

Trovate nel cellulare di Laila le foto della macchina mortale

C'è il secondo indagato in azienda, è il responsabile della sicurezza. Draghi: "Inaccettabile, bisogna fare di più"

Quella fustellatrice a Laila proprio non piaceva. Più di una volta ne aveva segnalato il malfunzionamento ai superiori.

Lei era così precisa, meticolosa, da tenere un diario per annotare se c'era stato qualche problema o era andato tutto liscio durante il turno nella fabbrica Bombonette di Camposanto, in provincia di Modena, specializzata nel campo della cartotecnica e del packaging per pasticceria. Proprio lì la quarantenne ha trovato la morte martedì mattina, dopo essere rimasta incastrata in quel mostro di lamiera, che si usa per tagliare e sagomare i materiali da imballaggio. E ora si cerca un senso, una spiegazione a quell'incidente assurdo.

Nel fascicolo della procura della città emiliana, aperto con l'ipotesi di reato di omicidio colposo, è stato iscritto un secondo nome. Si tratta del delegato alla sicurezza dell'azienda, nonché nipote dello stesso rappresentante legale, già indagato nei giorni scorsi. L'apertura dell'inchiesta è un atto dovuto che permette alle parti coinvolte di partecipare all'autopsia con i propri consulenti.

Laila El Harim era entrata nell'azienda Bombonette subito dopo essere giunta in Italia da Larache (Marocco). Era stata assunta come operaia e c'era tornata qualche mese fa con il ruolo di capo macchina.

Era felice, una figlia di quattro anni e un compagno, Manuele Altiero, che le aveva già donato un anello chiedendola in moglie. Progettavano di sposarsi quanto prima in Salento, da dove proviene la famiglia di lui. Invece quella fustellatrice ha distrutto i loro sogni e i loro progetti. Ieri è iniziata l'autopsia e il medico legale avrà 45 giorni di tempo per stabilire le cause della morte. Gli accertamenti di carattere tecnico sul macchinario, che resta sotto sequestro, saranno fatti in un secondo momento.

Il corpo da oggi sarà a disposizione dei familiari per le esequie. La Procura ha anche disposto il sequestro del cellulare di Laila, con il quale la stessa avrebbe scattato foto al macchinario del quale è rimasta ostaggio e vittima. Forse non funzionava come avrebbe dovuto e non è chiaro se gli scatti siano stati o meno inviati ai tecnici competenti, per far presente la cosa. Ma saranno ulteriori accertamenti tecnici a stabilirlo. All'opera anche gli esperti dell'Ispettorato del Lavoro e la Medicina del Lavoro dell'Ausl di Modena.

«Una questione in particolare sta a cuore a tutti noi, a me certamente, forse, sta a cuore più di ogni altra cosa, è cercare di fare qualcosa per migliorare quella che è una situazione inaccettabile sul piano della sicurezza del lavoro - ha detto ieri il presidente del consiglio Mario Draghi, che ieri ha incontrato il ministro Orlando -. In questa circostanza volevo anche rivolgere un pensiero commosso, affettuoso, a tutti coloro che volevano bene a Laila El Harim. Due mesi fa era D'Orazio. E così via...ogni giorno. È stato fatto molto ma occorre fare molto di più».

Anche la Cisl ha incontrato i Ministri Speranza e Orlando per parlare tutela della salute e della sicurezza. «Non possiamo continuare con questo bollettino di guerra quotidiano - ha sottolineato -. La tragica morte di Laila a Modena, dopo quella della giovane Luana, ha scosso i cuori e le coscienze di tutti gli italiani. Occorre accelerare le assunzioni previste degli ispettori del lavoro, sostenere con un grande investimento l'azione che con competenza porterà avanti Bruno Giordano, un giudice esperto di sicurezza, da poco alla guida dell'Ispettorato del lavoro». Le denunce di infortunio presentate all'Inail tra gennaio e giugno sono state 266.804 (+8,9% rispetto allo stesso periodo del 2020), 538 delle quali con esito mortale. «La pandemia - ha concluso Sbarra - si è rivelata un alibi per molte aziende che hanno ulteriormente frenato quel poco di impegni e di investimenti sulla sicurezza anteponendo la logica del profitto alla centralità della vita umana.

Servono più controlli, più personale qualificato, più cultura della prevenzione».

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