Cronache

Trovato morto in cella il boss della camorra. Era "Genny Savastano"

Di Lauro avviò la prima faida a Scampia. Aperto un fascicolo per omicidio colposo

Trovato morto in cella il boss della camorra. Era "Genny Savastano"

L'hanno trovato le guardie penitenziarie alla prima ispezione della giornata. Cosimo Di Lauro, il boss di Secondigliano condannato a tre ergastoli, è morto ieri nel carcere di Opera dov'era detenuto in regime di 41bis dal 2005. Figlio di Paolo, Ciruzzo o Milionario, Cosimo era il reggente del clan Di Lauro, gruppo camorristico contrapposto agli «scissionisti». Criminale di spessore, tanto da ispirare il personaggio di Genny Savastano nella serie tv Gomorra. Come Cosimo, Genny è il figlio scelto dal grande boss per guidare l'attività principale del gruppo: traffico di droga, estorsioni, gioco d'azzardo. E come nella fiction, Cosimo Di Lauro inizia una guerra sanguinaria per le strade del quartiere contro gli ex affiliati che non gradiscono il passaggio del testimone dal vecchio al giovane e che provoca un centinaio di morti tra il 2004 e il 2005, anno in cui Di Lauro viene arrestato dalla Dda di Napoli.

Una morte avvolta nel mistero quella di Di Lauro, 48 anni di cui 17 passati dietro le sbarre in regime di carcere duro. Sul corpo nessun segno di violenza, niente che faccia pensare a un suicidio ma nemmeno a un malore. Tanto che il pm Roberto Fontana ha aperto un fascicolo contro ignoti per omicidio colposo. Un atto dovuto o per la Procura milanese Di Lauro è stato ucciso? Magari con cibo avvelenato. Per chiarire le cause della sua morte, oltre all'autopsia, sono stati disposti esami tossicologici e una consulenza medico legale. Per i giudici che l'hanno processato più volte per omicidio Di Lauro si fingeva matto per uscire di galera. «Non rispondeva alle domande, era sempre sporco, assente. In parlatorio mi fissava senza parlare, sin dall'inizio ho sempre avuto la sensazione che fosse uno squilibrato» spiega l'avvocato Saverio Senese, suo legale. Senese ricorda il boss come una persona che non era più in grado di comprendere. Gli ultimi colloqui una decina di anni fa, a Roma. «L'autorità giudiziaria - continua Senese - riteneva stesse fingendo. Se così è stato allora era anche un grande attore». Anche i rapporti con i familiari erano cessati da tempo. Nel 2015 viene presentata una denuncia al Dap e al garante dei detenuti per mettere in evidenza l'immobilismo delle autorità competenti nei confronti del suo stato di salute. Una perizia di parte parla di una grave patologia psichiatrica. A comunicare all'avvocato Senese la morte di Di Lauro poche righe inviate via pec: «Con riferimento al detenuto indicato in oggetto suo assistito, si comunica che in data odierna alle ore 7,10 ne è stato constatato il decesso».

Di Lauro è stato il protagonista della prima faida di Scampia, la guerra di Camorra che ha visto contrapposti da una parte i Di Lauro di via Cupa dell'Arco a Secondigliano, capeggiati dal capofamiglia Ciruzzo, dall'altra la frangia degli scissionisti, detti anche gli spagnoli perché operavano dalla Spagna, capeggiati da Raffaele Amato. Un primo ergastolo per Cosimo arriva per l'omicidio di Massimo Marino, cugino del boss Gennaro, Genny McKay. Gennaro era il braccio destro del padre Paolo e non aveva mai accettato la nuova guida del clan, affidata a Cosimo, primogenito dei quattro figli di Ciruzzo. Dall'ottobre 2004 al gennaio 2005, quando Cosimo viene arrestato, la guerra insanguina i quartieri controllati dal clan e si estende nei Comuni vicini: Melito, Mugnano, Marano, Giugliano e Bacoli, Casavatore e Arzano.

Fra le famiglie coinvolte gli Abbinante di Marano, i referenti di Melito, i Pariante, i Ferone.

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