Le urla, la polvere, i feriti. Nei "combat video" dei soldati la guerra di pace italiana

"Cobra nove uno, qui Cobra due zero, siamo stati attivati... zona... castello della polizia, direzione... frontale", urla l'operatore radio buttato a terra in mezzo al crepitio delle mitragliatrici

Le urla, la polvere, i feriti. Nei "combat video" dei soldati la guerra di pace italiana

«Cobra nove uno, qui Cobra due zero, siamo stati attivati... zona... castello della polizia, direzione... frontale», urla l'operatore radio buttato a terra in mezzo al crepitio delle mitragliatrici.

I soldati della brigata Sassari sono appena finiti sotto il fuoco dei talebani a Bala Murghab e la scena della battaglia è da film. Dopo vent'anni di missione in Afghanistan e la cocente Caporetto, che ha riportato a Kabul i talebani, Quarta Repubblica (la trasmissione condotta da Nicola Porro ripartita ieri su Rete Quattro) e Il Giornale vi fanno finalmente vedere la guerra di pace degli italiani grazie alle immagini girate dalle telecamere sugli elmetti, sui mirini degli elicotteri e dai telefonini dei nostri soldati che hanno sputato sangue e sudore in postacci dai nomi esotici conquistati o difesi combattendo con le unghie e con i denti. Per vent'anni tutti i governi hanno preferito censurare questi video crudi e reali per nascondere la scomoda guerra a migliaia di chilometri di distanza. Le parole d'ordine sono sempre state missione di pace e si preferiva enfatizzare quanto siamo bravi a portare le caramelle ai bambini.

I filmati combat girati dai nostri soldati ristabiliscono la realtà dei fatti e rendono onore ai 54 caduti sul fronte afghano e ai 723 feriti, compresi 150 gravissimi, tra i quali il caporal maggiore Monica Graziana Contrafatto, che in un attentato perse una gamba e ha appena vinto la medaglia di bronzo alle Paralimpiadi di Tokyo.

Il montaggio degli stessi militari, che vogliono lasciare ai posteri una testimonianza dei combattimenti, è da video combat degli americani in stile Hollywood. Elisbarchi dei corpi speciali della gloriosa Task force 45 con i nostri commando che avanzano sparando verso le postazioni dei talebani annidati in villaggi dove la popolazione è scappata prima della battaglia. I paracadutisti della Folgore ingaggiati dagli insorti in uno scontro senza esclusione di colpi con i razzi Rpg che esplodono in una nuvola di fumo sopra le teste degli italiani. I mortai da 120 millimetri utilizzati per la prima volta dalla fine della seconda guerra mondiale.

In Italia e in Occidente i politici raccontavano che in Afghanistan era tutto a posto, ma sul terreno si combatteva duramente con l'impiego dei caccia bombardieri e degli elicotteri Mangusta che hanno fatto a pezzi i talebani.

Un insieme di video che rendono onore anche alla determinazione e coraggio del nemico, altro termine tabù come guerra, per niente intimorito dalla potenza bellica della Nato. Le imprecazioni, le urla, la polvere, le esplosioni, i feriti, i proiettili che fischiano e si conficcano con uno sbuffo di terra vicino ai soldati rendono queste immagini non solo forti, ma terribilmente vere. E ancora i carri Dardo scalfiti dai colpi talebani che rispondono pesantemente al fuoco e i militari che corrono, si posizionano per sparare o cercano riparo.

Giusto o sbagliato che sia ognuno giudicherà queste immagini secondo la propria

sensibilità, ma è triste che per aprire gli occhi a tutti sulla guerra di pace degli italiani siano dovuti passare vent'anni e il disastroso ritiro dall'Afghanistan con i talebani di nuovo al potere, come prima dell'11 settembre.

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