Vaiolo scimmie, 600 prenotazioni per il vaccino

L'istituto Spallanzani ha aperto le vaccinazioni contro il vaiolo delle scimmie che è arrivato a contare 545 casi in Italia

Vaiolo scimmie, 600 prenotazioni per il vaccino

L'istituto Spallanzani ha aperto le vaccinazioni contro il vaiolo delle scimmie che è arrivato a contare 545 casi in Italia. In due giorni l'ospedale ha già ricevuto 600 richieste di prenotazione. E giovedì si comincia anche in Lombardia, una delle regioni in cui è stato rilevato il numero più alto di contagi. La vaccinazione non ha carattere di massa ma è diretta alle persone a maggior rischio di infezione, in particolar modo uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini.

Secondo il piano del ministero, alla Regione Lazio sono state consegnate 1.200 dosi. L'Istituto Spallanzani ha iniziato già da sabato a selezionare le persone candidate mettendo a disposizione una mail pubblica (vaccinomonkeypox inmi.it), e contando sulla collaborazione della rete dei centri di Malattie Infettive, centri HIV, ambulatori, centri per la salute sessuale, e sul supporto delle associazioni LGBTQIA+, associazioni di lotta all'HIV, e del checkpoint di Roma, presso le cui sedi sarà anche possibile la selezione delle persone a rischio. All'ospedale Sacco di Milano è invece disponibile, a scopo di ricerca, il test rapido, in grado di formulare una diagnosi in 15 minuti.

«Bene l'avvio della campagna vaccinale, ma servono più dosi» fa appello Massimo Andreoni, primario infettivologo al Policlinico Tor Vergata di Roma e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit). Il problema è che l'unica azienda in grado di fornire il vaccino è nel nord Europa ed ovviamente non è in grado di soddisfare le richieste di tutti i paesi in tempi brevi. Il vaccino contro il vaiolo non è più obbligatorio dagli anni Ottanta, cioè da quando l'infezione è stata eradicata e quindi da quando la sua produzione è stata accantonata.

«La disponibilità di vaccino contro il vaiolo oggi è decisamente scarsa. Importante, quindi, scegliere con cura i gruppi da vaccinare» consiglia l'epidemiologo Pier Luigi Lopalco, docente di Igiene all'Università del Salento.

«La vaccinazione non rappresenta la principale misura di contrasto.

Giusto che sia raccomandata solo in casi particolari. Le misure tradizionali di diagnosi precoce e isolamento degli infetti dovrebbero bastare in questo stadio a bloccare la diffusione», calcolando che l'uso del preservativo da solo non basta.

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