Coronavirus

Virus, l'Italia migliora. "Ma sarà Natale Covid"

Sarà un "Natale Covid". Nessuna apertura dal presidente dell'Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, non ci sono le condizioni per trascorrere le festività in modo tradizionale

Virus, l'Italia migliora. "Ma sarà Natale Covid"

Sarà un «Natale Covid». Nessuna apertura dal presidente dell'Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, non ci sono le condizioni per trascorrere le festività in modo tradizionale. Anche se la curva epidemica segna un rallentamento il numero dei casi è «ancora molto elevato» quindi prima di allentare le misure è necessario «scendere significativamente: l'obiettivo è passare dalla fase di mitigazione a quella di contenimento, ma serve un numero molto più basso di nuovi casi quotidiani», insiste Brusaferro

Quindi «come staremo a Natale dipenderà da come scende la curva» ma «non ci sono scorciatoie siamo noi i protagonisti: sappiamo che le aggregazioni facilitano la circolazione» e quindi conclude «sarà un Natale unico, un Natale Covid, speriamo il primo e l'ultimo. Dobbiamo evitare le aggregazioni. Soprattutto avendo consapevolezza che le persone più fragili sono quelle che rischiano di più se contraggono l'infezione».

I nuovi casi registrati salgono rispetto a due giorni fa: 19.350 contro i 16.377 di ieri. Sono però stati eseguiti oltre 52 mila tamponi in più: 182.100 contro i 130.524 del giorno precedente. Sempre troppo alto anche il rapporto tra positivi e tamponi 10,6 per cento. In discesa, certo, contro il 12,5 di due giorni fa. Ma deve scendere ancora almeno sotto il 10 per ridurre la pressione. L'ultimo dato a salire, quello delle vittime, è purtroppo anche l'ultimo a scendere: anche ieri si sono registrati 785 decessi. Scendono ricoveri: meno 376 in regime ordinario (32.811 totali) e meno 81 in terapia intensiva (3.663 in tutto). I numeri totali dall'inizio della pandemia sono pesantissimi: 56.361 morti 1.620.901 i casi totali.

«La situazione segna un miglioramento rispetto a una o due settimane fa ma non vuol dire che sia di tutta tranquillità, tutt'altro», avverte il direttore generale della Prevenzione del Ministero della Salute, Gianni Rezza, che evidenzia come la percentuale dei positivi rispetto al numero di tamponi, oltre il 10 per cento «sia ancora abbastanza critica».

Rezza ha poi affrontato la questione delle reinfezioni da coronavirus Sars-CoV-2 che preoccupa anche in vista dell'arrivo della profilassi. Ammalarsi rende o no immuni? E per quanto tempo? Nel caso dei vaccini tradizionali potrebbe significare che sarà necessario ripetere il vaccino ogni anno come si fa per l'influenza stagionale. Per Rezza le reinfezioni «sono casi estremamente sporadici. Uno a Hong Kong, due in India: un fenomeno quindi che esiste, ma che sembra essere estremamente raro».

Inizialmente gli studi hanno mostrato «una tendenza all'abbassamento dei livelli anticorpali nel tempo, e questo è normale, e anche una tendenza alla negativizzazione in una percentuale di popolazione abbastanza rilevante». Man mano però che si continuava a studiare il comportamento del coronavirus è emerso che « gli anticorpi riuscivano a persistere nel tempo». In uno studio condotto dall'Iss con la ricerca della «presenza di anticorpi contro il capside virale, cioè la parte esterna di virus, si notava una tendenza alla scomparsa mentre cercando gli anticorpi contro la proteina spike del virus si notava che rimanevano nel tempo in un'altissima percentuale di persone», spiega Rezza.

Un buon segnale, conclude l'esperto perché «sono gli stessi che vengono indotti dalla vaccinazione».

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