Il prezzo dei farmaci crea un esercito di nuovi malati

Secondo Peter J. Pitts la restrizione sulle medicine provocherà costi sociali altissimi e incalcolabili

Il prezzo dei farmaci crea un esercito di nuovi malati

(...) è in questi giorni in Italia per una serie di conferenze a Roma, Milano e a Genova.
Mister Pitts, il suo quadro è catastrofico.
«Ma è reale. Gli studi già effettuati su Paesi che hanno applicato questo principio come Germania e Regno Unito non lasciano dubbi».
Lei parla delle ricadute del «prezzo di riferimento» del farmaco.
«Esatto. È successo in queste settimane in Liguria e in Lazio quello che la Germania ha fatto da qualche anno: è stato istituito con una delibera un prezzo massimo di rimborso per alcuni gruppi di medicinali. In Liguria si tratta dei farmaci “inibitori di pompa”, prescritti per patologie gastro-enteriche di carattere cronico. Sono farmaci diversi per molecole, che sono accumunati solo perché curano gli stessi sintomi. Oltre ai farmaci contro il mal di stomaco ci sono le statine contro il colesterolo e i medicinali contro l’ipertensione. La delibera regionale ne sceglie uno, il meno caro, e rimborsa totalmente solo quello. Chi invece è abituato a vedersene prescrivere altri deve pagare di tasca propria la differenza».
Ma il risultato è lo stesso?
«No, gli effetti collaterali possono essere diversissimi, a volte intollerabili. La stessa capacità di cura viene spesso limitata. Senza contare che la libertà del medico è cancellata».
Conseguenza pratica.
«La gente che si trova costretta a doversi pagare il farmaco comincia a diradare le cure. Chi deve iniziarle non le comincia neppure».
E alla fine?
«I cittadini si ammalano di più: è dimostrato. E alla fine costano dieci volte tanto al servizio sanitario nazionale».
Nelle sue relazioni, professor Pitts, lei fa esempi lampanti. E allarmanti.
«Prendiamo ad esempio le statine, che combattono il colesterolo. Si tratta di medicinali che devono essere assunti in maniera costante per tutta la vita. Se un paziente affetto da ipercolesterolemia si accorge che non le può acquistare comincia a diradare la cura. Alla fine è possibile che gli venga un infarto. Nel caso acuto solo il costo dell’ambulanza e del ricovero ospedaliero costa dieci volte di più al servizio sanitario nazionale che se gli fossero stati pagati i farmaci per dieci anni».
Senza considerare quello che accade se resta invalido.
«Esatto. I costi sociali sono altissimi. Incalcolabili. Una persona smette di lavorare, pesa sui familiari, diventa un onere per la comunità. Alla fine chi ha avuto un infarto non se la prende con il governo, ma io dico che forse dovrebbe».
Sembrano scelte palesemente antieconomiche. Perché allora i governi non cambiano rotta?
«Perché i governi durano due, quattro, al massimo sei anni. In un così breve lasso di tempo sembra che il risparmio ci sia, però la batosta arriva in seguito. Ma ai politici sembra che questo interessi poco, dopo magari ci sono i loro avversari a governare... Ma intanto la gente si ammala di più».
C’è anche un altro risvolto importante, quello che riguarda il freno imposto in questo modo alla ricerca farmaceutica.
«Quando le aziende del farmaco vedono che qualunque innovazione scoprano e immettano sul mercato il suo prezzo sarà calmierato non trovano l’interesse a investire nella ricerca e quindi a scoprire nuove cure: è una legge di mercato».
Il caso Italia non è isolato.
«Anche altri Paesi europei sono su questa linea, insieme al Canada, ma così non aiutano l’avanzamento delle scoperte mediche e della loro applicazione. Intanto gli Stati Uniti guardano all’Europa con preoccupazione per questo stop imposto ai progressi in medicina».
I medici della Liguria hanno protestato vivamente contro la delibera regionale sul «prezzo di riferimento», mentre gli organismi dei medici laziali si sono detti soddisfatti.

Come mai?
«Forse perché a Roma non hanno capito quello che sta per accadere. Già soltanto il fatto che si imponga per legge a un medico il farmaco da prescrivere ai suoi pazienti non ha bisogno di commenti. I medici dovrebbero ribellarsi».
Monica Bottino

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