Quei guardoni che non vedono oltre le lenzuola altrui

Caro dottor Granzotto, io sono un po’ duro di comprendonio, ciononostante mi pare che la nuova ondata di attacchi giudiziari che si sta scatenando non sia molto intelligente dal punto di vista politico. Se da 17 anni l’armata rossa dei pm tenta di disarcionare il Cavaliere senza riuscirci mi chiedo come facciano a non capire che la strategia, al di là del polverone mediatico, non produce nelle urne il risultato sperato. Più si accaniscono con accuse farsesche e più gli italiani si schierano a favore di Silvio. Non è che nei ranghi della sinistra circola un virus maligno che attacca i neuroni?
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Il bello è, caro Schiavini, che quel virus ha contagiato anche l’ex camerata Gianfranco Fini. Che pure a neuroni (politici. Come si dice? Niente di personale) era già scarso assai. Va da Fabio Fazio («Ma no... ma cosa dice... ma non faccia così...». In questa cantilena-tormentone è riassunta tutta, ma proprio tutta, la decantata professionalità del milionario - in euri, va da sé - presentatore di Che tempo che fa. Com’è che faceva il Carosello di Alemagna? Ullallà è una cuccagna!), va in tivvù, dicevo e zacchete, prevedibile al pari del suo anfitrione sbrodola il solito tritume antiberlusconiano. E la politica, della quale si pone come il nuovo Bombacci all’incontré? Zero. Ecco, vede caro Schiavini, il favore che incontra l’antiberlusconismo verace o di risulta si deve a quello zero. Serve a velare il vuoto di idee, l’incapacità di giudizio, il marasma mentale, insomma, della sinistra, degli «utili idioti» e della così detta società civile progressista e politicamente corretta. Ci sarebbe sul tappeto il problemino non da poco della rivoluzione Marchionne e delle sue conseguenze nel mondo del lavoro (argomento che attiene, quanto non mai, alla «costruzione» del benedetto futuro). Però si parla di Ruby: ha ella coìto col Barbablù di Arcore? Ci sarebbe, a un tiro di schioppo dal territorio nazionale, un Paese in preda all’anarchia che rischia di destabilizzare la quarta sponda. Però la questione è: i gadget del Milan trovati in casa di Ruby sono trastulli o la paga del peccato? Ci sarebbe la spina della disoccupazione giovanile (con conseguente scippo o negazione del benedetto futuro). Sì, però, Ruby quante volte bunga bungò?
Lo sanno anche loro, caro Schiavini, lo sa Bersani e lo sa Fini, lo sa Di Pietro e lo sa financo, tutto dire, Carmelo Briguglio da Furci Siculo che nelle urne l’antiberlusconismo ingrassa il berlusconismo. Però non hanno alternative: o quello o nel reparto rianimazione dove giacciono i «sinceri democratici» staccano la spina. E chi s’è visto s’è visto (pesa sulla loro scelta la lezione di Alfonsino Pecoraro Scanio. Quando si distrasse dall’antiberlusconismo per aderire alla guapparia politica del «Forza munnezza!» segnò la fine sua e dei suoi sodali. Spariti). Uno dei cavalli di battaglia dell’antiberlusconismo, cavallo al quale monta in groppa soprattutto la Repubblica, è che «all’estero ridono di noi». Vero, verissimo. Ma quel «di noi» non si riferisce, come vorrebbero dare a intendere, a Berlusconi e alla sua fama di sciupafemmine.

Si riferisce a chi tira a campare politicamente e editorialmente sulle femmine sciupate dal Berlusca. Ridono di una classe di bamba il cui impegno politico, civile, culturale (e giornalistico) si riduce nell’annusare le lenzuola di villa San Martino o di via del Plebiscito al civico 62.
Paolo Granzotto

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