Il ribaltone Ranieri, l’eccezionalità di un Normal One

di Tony Damascelli
Vince Ranieri. Vince la Roma. Di nuovo in testa. Vince l’allenatore capolista che mette fuori squadra, dopo un primo tempo disastroso, i due imperatori di Roma, Francesco «Nerone» Totti (come all’andata aizza la folla mostrando il doppio pollice verso e scatenando la tifoseria laziale, ma poi in serata chiede scusa: «Non volevo offendere nessuno, mi sono fatto prendere dall’atmosfera») e Daniele De Rossi. Ci vuole coraggio. Ci vuole competenza. Ci vuole il senso del gruppo e il fatto che i due bocciati si siano accomodati in panchina, nella ripresa, per seguire la rimonta e la vittoria per spingere i compagni all’impresa, assume un significato particolare. Claudio Ranieri ha in mano la situazione, ha recuperato una partita che sembrava segnata per la fragilità dei suoi, per l’assoluta evanescenza degli uomini simbolo e chiave. L’Italia che sta giocando al dopo Lippi si è dimenticata di questo professionista che non regala titoli ma ha il difetto di non insultare l’avversario e di lavorare e basta.
La Roma vince un derby velenoso, come sempre per il contenuto agonistico, e avvelenato dai soliti teppisti. Contro la nuvola del vulcano islandese nulla si può fare, contro le nubi tossiche dei petardi e delle bombe carta puntuali all’Olimpico da sempre, è ora di intervenire, di colpire i responsabili del servizio d’ordine che sono complici dei delinquentelli che sono i veri proprietari dello stadio. La civiltà di Roma viene macchiata nel football con le volgarità e gli insulti che si replicano anche durante il minuto di silenzio per i morti del treno deragliato a Merano. La Lazio ha perso per colpe proprie, ha sbagliato il rigore del 2 a 0, dopo un primo tempo superbo nel quale aveva cancellato la Roma dal gioco, si è come sgonfiata dopo l’errore di Floccari che ha, contemporaneamente, esaltato i giallorossi. La scelta di Ranieri di inserire il fresco e guascone Menez e l’esperto Taddei ha consentito alla Roma di trovare equilibrio e velocità, insomma tutto ciò che le era venuto a mancare per tre quarti d’ora. È la vittoria di Ranieri che non gode di grande pubblicità e stampa. La sua normalità non fa notizia, la sua educazione stona in un mondo screanzato, come le immagini del dopo partita di ieri hanno confermato e chiedo che fine abbia fatto il terzo tempo che era stato propagandato come un trionfo civico e di maturità del nostro calcio. Ranieri in testa al campionato, c’è una singolare coincidenza: nel campionato francese il Marsiglia di Didier Deschamps sembra volare verso il titolo. Porta bene essere licenziati dalla nuova Juventus e questa non è soltanto una battuta. Significa che spesso le responsabilità non stanno in panchina ma chi deve gestire l’ambiente. Vincere a Roma è difficile ma Claudio Ranieri conosce la squadra e la città come pochi. Il derby rappresentava un momento importantissimo, dopo la vittoria dell’Inter sulla Juventus e il nuovo sorpasso dei campioni d’Italia in testa alla classifica. Quarantotto ore dopo la Roma sembrava cotta, frenata dalle solite paure del «potere» che logora chi non ce l’ha e non vi è abituato. Il risultato finale premia la volontà e l’azzardo, punisce eccessivamente forse la Lazio ma nel rigore sbagliato da Floccari, davanti alla curva biancazzurra, e in quello realizzato da Vucinic, davanti alla sud giallorossa, sono stati i fotogrammi che spiegano questo derby a due facce e forse tutto il campionato. Spiegano anche che da oggi alla fine sarà bellissimo e atroce il duello tra Inter e Roma, con tutti gli annessi e connessi. È stato bello ascoltare Ranieri, nel dopo partita, mentre spiegava i motivi delle sostituzioni e il significato della vittoria.

Sarebbe ugualmente bello sentire la voce di Mourinho che oggi regalerà, per regolamento Uefa, qualche pensiero alla vigilia della Champions con il Barcellona per poi tornare nella sua tana protetta.
Pochissimi potevano immaginare questo colpo di scena finale. Per fortuna al di là dei teppisti, dei silenzi e degli insulti, c’è il pallone.

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