Stefano Filippi
nostro inviato a Bologna
Sergio Cofferati si prende un'altra settimana. Altri sette giorni per varare il testo sulla legalità che ancora divide la sua maggioranza. Ieri la giunta doveva dare il via libera, invece è stato deciso un ulteriore rinvio. Sono passati ormai sei mesi da quando l'ex leader della Cgil annunciò questo benedetto documento sulla legalità. Da giugno si sono susseguiti crociate contro i lavavetri clandestini, abbattimenti di baracche abusive, giri di vite sui centri sociali. Ci sono stati scontri di piazza, con feriti e indagati. Non è mancata una bomba, l'ordigno disinnescato la scorsa settimana. Ma il voto sulla legalità slitta ancora.
Sorridente, sicuro di sé, Cofferati attraversa le burrasche come un nocchiero che ne ha viste molte. L'ex leader della Cgil applica da sindaco la stessa tattica appresa sui tavoli delle contrattazioni sindacali: partire in anticipo, tirare la corda, forzare la mano per tentare di schiantare subito l'avversario, e se la controparte resiste - e soltanto a quel punto - aprire la trattativa da una posizione di forza. Quelli di Rifondazione dovrebbero stare in guardia: Fausto Bertinotti era in Cgil con Cofferati. Eppure stavolta, nonostante i proclami, finirà che il Cinese li metterà nel sacco.
L'ha fatto anche ieri, su un altro argomento: l'apertura del centro alle auto il sabato. Una faccenda illuminante. Appena arrivato a Palazzo d'Accursio, Cofferati accese Sirio, cioè il sistema di telecamere che regola l'accesso delle vetture nel cuore della città. Meno smog, pioggia di multe a puntellare il bilancio comunale, diluvio di proteste - sempre ignorate - dei negozianti. Ora, alla vigilia delle feste, è stata proposta la libera circolazione il sabato contro il parere di ambientalisti e Rifondazione i quali, forti del fatto che l'assessore alla Mobilità Maurizio Zamboni è del Prc, hanno minacciato la crisi. Alla fine però hanno ceduto: proprio ieri mattina Zamboni ha firmato l'ordinanza di apertura al traffico. Così Rifondazione, con altre sigle, sabato manifesterà contro l'ordinanza firmata dal suo assessore. E lui? «I partiti hanno diritto a esprimersi anche in modo critico con le scelte dell'amministrazione», ha detto ieri. Insomma, c'è una Rifondazione di piazza e una di governo. Sulla legalità, Zamboni è stato meno condiscendente con l'ex leader Cgil. Soddisfatto? «Preferisco dire gatto quando ce l'ho nel sacco», ha replicato in stile Trapattoni. Meglio la prudenza finché il sindaco non scoprirà tutte le carte. Tuttavia la rottura non ci sarà. La mozione del sindaco doveva passare un mese fa, Cofferati aveva posto un aut-aut: chi non vota il testo che sottoporrò è fuori dalla maggioranza. Poi il documento è diventato una bozza da discutere in giunta e votare in consiglio. Il 2 novembre la presentazione: «La settimana prossima adotteremo il testo definitivo», aveva promesso il Cinese davanti a uno stuolo di telecamere. Ieri, invece, l'ennesimo rinvio. «È stata una discussione impegnata, il clima è quello giusto, l'atteggiamento generale è costruttivo - ha detto il sindaco al termine di una lunga riunione di giunta -. Sono stati presentati numerosi contributi e integrazioni, sei o sette. Dovrò leggerli con attenzione e riscrivere il mio documento amalgamando quello che secondo me è integrabile. Fra una settimana lo sottoporrò agli assessori e poi lo porteremo in consiglio».
Rifondazione ieri ha depositato un documento alternativo di quattro pagine, più lungo dell'originale cofferatiano, in cui si sottolinea un punto su tutti: la distinzione tra i reati («da perseguire comunque», ha detto Zamboni) e le illegalità che hanno origine dal disagio sociale. Si richiamano i diritti universali degli uomini, che vanno garantiti «indipendentemente dal titolo giuridico in base al quale una persona è presente sul territorio comunale». Si distingue tra «la necessaria difesa delle regole della civile convivenza e l'azione tesa a far emergere eventuali situazioni di illegalità». Si ricorda che nel programma elettorale di Cofferati la parola legalità non compare neppure una volta. I Verdi invece chiedono di esplicitare il «no» secco ai Cpt, i Centri di permanenza temporanea.
La fortuna di Cofferati è di non essere sindaco di Reggio Emilia: come ha raccontato La Padania, i leghisti reggiani hanno presentato in consiglio comunale il documento Cofferati come fosse un loro ordine del giorno. Hanno fotocopiato le tre pagine del Cinese, le hanno firmate Lega. E la maggioranza di centrosinistra, finalmente compatta, le ha bocciate.
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