Sala in aula, toccata e fuga

Il sindaco non vota l'accordo su Cascina Merlata, il megastore eredità dell'Expo. L'opposizione insorge: «Conflitto di interessi»

Chiara Campo

Beppe Sala scappa dall'aula accompagnato dai cori del centrodestra: «Vergogna», «come Schettino», «cari amici del Pd, avete un grande condottiero». Neanche ventiquattr'ore prima il sindaco aveva riferito al consiglio comunale le ragioni della sua autosospensione dopo la notizia id essere indagato per l'inchiesta sulla Piastra di Expo, ma anche la «serenità» che lo aveva convinto a rientrare. Ieri, è scoppiata la prima bagarre (e non sarà l'ultima) su delibere che lo vedono coinvolto sia da ex commissario Expo che come amministratore del Comune. Un «conflitto di interesse» che spesso in campagna elettorale aveva portato gli avversari in maniera trasversale - da Stefano Parisi per il centrodestra all'attuale capogruppo dei 5 Stelle Gianluca Corrado fino a Basilio Rizzo per la sinistra radicale - a dichiarare inopportuna la sua candidatura. E il primo test confermerebbe quei dubbi.

Al voto c'era la variante dell'accordo di programma su «Cascina Merlata», una modifica all'accordo del 2011 che diede il via al nuovo quartiere vicino all'area Expo, lungo l'autostrada A4.

Il vecchio piano prevedeva la costruzione di un albergo, ma il 7 ottobre del 2013 l'ex commissario del 2015 (Beppe Sala) chiese di realizzare sull'area finita ieri al centro del dibattito i parcheggi temporanei per i bus turistici che ancora non erano stati previsti nel dossier (...)

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