«Diagnosi precoce importante» Il ruolo del medico di famiglia

La presidente Tonolo: «Più informazione per ridurre i rischi»

È partita alla grande la maggiore iniziativa nazionale sulla fragilità ossea: «Fai la prima mossa, cura le tue ossa». Come conferma, con giusta soddisfazione, Silvia Tonolo, Presidente ANMAR (Associazione Nazionale Malati Reumatici Onlus): «Stiamo già ricevendo numerose chiamate al numero verde. In molti vorrebbero avere informazioni dove, ad esempio, si effettueranno le campagne di screening. Perché è importante avere diagnosi precoci, e le attese per effettuare Moc e approfondimenti sono davvero lunghe. La nostra campagna contro l'osteoporosi sta invadendo anche i social, ma, come possiamo immaginare, i nostri genitori, gli anziani in generale, non sono internauti e la possono conoscere solo attraverso la tv e i giornali».

Quando si parla di osteoporosi, si pensa subito a un problema che compromette la qualità della vita delle persone della terza età. «Ebbene, non è così. Anzitutto, la fragilità ossea può comparire dai 50 anni in avanti, ma, spesso, rappresenta un problema che interessa anche giovani tra i 18 e i 20 anni, persone che magari, per anni, hanno assunto cortisone come terapia per l'artrite idiopatica o per l'asma bronchiale. La conseguenza diretta di un utilizzo di dosi massicce di cortisone è la comparsa di osteoporosi». Un ruolo importante nella fase diagnostica è svolto dal medico di famiglia, l'interlocutore diretto dei malati. «Occorre sensibilizzare i pazienti spiegando loro l'importanza della diagnosi precoce. Ecco perché devono poter raccontare al medico curante tutti i disturbi che minano il loro benessere: a chi è diabetico, il medico consiglierà una terapia differente rispetto a quella che, invece, prescriverà a chi soffre di problemi cardiocircolatori o a chi è obeso, e via dicendo». Con l'avanzare dell'età, i problemi di salute aumentano e occorre poter gestire la malattia dell'osteoporosi in concomitanza con quelle collaterali.

«Il medico necessita della cartella clinica dei suoi pazienti che devono riuscire a confidarsi. È pur vero che gli italiani sono famosi per non rispettare i tempi e le dosi delle terapie. Così facendo, però, si entra in un meccanismo distorto e controproducente, sia per la salute del cittadino sia per la Sanità pubblica che dovrà farsi carico delle complicazioni. Con questa iniziativa, vogliamo aggiungere un piccolo, ma utile tassello, alla consapevolezza e all'informazione sul modo più semplice per ridurre i rischi di fratture da fragilità.

Come adottare comportamenti salutari, a partire da un'alimentazione corretta, impegnarsi a svolgere quotidianamente attività fisica, non fumare e non eccedere con l'alcol, e seguire le indicazioni terapeutiche fornite dal medico».

VP

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