«Salvi 8mila posti e 1800 imprese»

«Salvi 8mila posti e 1800 imprese»

Conclusa - si spera definitivamente - la stagione montiana della «strategia fiscale contraddittoria e ondivaga» (il giudizio tranchant è della Corte dei conti), il comparto del legnoarredo può finalmente respirare. Il governo Letta, infatti, ha inserito gli arredi nelle detrazioni Irpef (50%) previste per le ristrutturazioni, dopo le pressanti richieste di FederlegnoArredo (con Ance, Federmobili, Cgil, Cisle Uil, Confartigianato Legno Arredo, Cna Produzione, Ceced Italia) a sostegno del settore dell'arredamento e della casa.
Il bonus può far ripartire quel mercato interno che nel 2012 ha vissuto l'anno più nero: migliaia di aziende chiuse e centinaia di migliaia di posti di lavoro in fumo.
Giustificato, quindi, l'ottimismo di Roberto Snaidero, presidente di FederlegnoArredo - ospite mercoledì scorso di Paolo Del Debbio a Quinta Colonna - che si gode il successo e guarda avanti: «Finalmente siamo stati ascoltati. Il decreto dei giorni scorsi coinvolge tutto il comparto del legnoarredo senza alcuna limitazione. Grazie alla lungimiranza del premier, Enrico Letta, e del ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, potranno essere salvati 8mila posti di lavoro e 1.800 piccole imprese. È un grande risultato per l'associazione e per tutte le imprese che hanno dimostrato di credere nel lavoro di squadra. Oggi disponiamo di uno strumento che avrà ripercussioni positive sui consumi e sul sistema del legnoarredo».
Presidente, una svolta storica.
«Senza dubbio. Per la prima volta è stato inserito l'intero macrosistema arredo senza alcuna limitazione - non singole categorie merceologiche come in passato - contribuendo al rilancio di un comparto in forte sofferenza. Prima del decreto le previsioni per il 2013 evidenziavano un'ulteriore contrazione del 10,2%, con il serio rischio di perdere altri 8mila posti di lavoro. Secondo le stime del nostro Centro Studi, nell'anno in corso la defiscalizzazione comporterà un recupero di spesa al consumo di quasi 1,8 miliardi di euro».
Se la crescita è una chimera, almeno un recupero è possibile?
«Con la stabilità del mercato nazionale e la crescita delle esportazioni, nell'anno in corso si può recuperare un significativo 2,9% del fatturato rispetto al 2012, tamponando l'emorragia che da cinque anni sta mettendo a dura prova uno dei settori più importanti del made in Italy. Un recupero che consentirà di salvare, oltre agli 8mila posti di lavoro, anche 1.800 piccole imprese ormai allo stremo».
Non sarà corsa ai «grandi saldi», però qualcosa si muove anche se persiste il problema del credito alle famiglie...
«Mi risulta che siano già in molti a curiosare nei negozi. Chiedono del bonus e cominciano a fare un po' di conti. C'è curiosità. E interesse. Attendiamo la pubblicazione del decreto per cominciare a operare concretamente sul mercato domestico. Intanto stiamo lavorando anche con le banche. Ad esempio Unicredit, attraverso il suo direttore generale Nicastro, ha già anticipato una svolta nella giungla mutui e prestiti».
Sono sufficienti sei mesi di cura intensiva per due settori vitali, però malconci, dell'economia nazionale?
«Sei mesi volano in fretta. E noi dobbiamo correre. Lo sanno tutti che in Italia sono due i settori che muovono l'economia, e sono l'edilizia e l'arredamento. Quando queste due locomotive si fermano si blocca tutto. Spero che questo sia un momento psicologico positivo per la ripresa dei consumi. Ripeto, bisogna fare in fretta. Il bonus scadrà il 31 dicembre».
Se il Professore avesse ascoltato le vostre richieste...
«Probabilmente aveva altri obiettivi. Ma non voglio commentare le scelte dell'ex premier e del suo governo. Posso solo dire che quando Mario Monti venne in visita al Salone del Mobile nell'aprile del 2012, FederlegnoArredo chiese l'abbattimento dell'Iva al 4% sui mobili, fatto normale negli altri Paesi. Proposta mai presa in considerazione. Infine la richiesta (novembre dello stesso anno) di inserire gli arredi nelle detrazioni Irpef per le ristrutturazioni. Anche in questo caso abbiamo atteso invano una risposta. Certamente non ci aspettavamo un sì perentorio, ma comunque una risposta».


Neppure un cinguettio su twitter il giorno dopo?
«No, neppure un cinguettio... Ma ripeto: adesso dobbiamo soltanto sfruttare al meglio questa straordinaria opportunità, in attesa di uscire definitivamente da una lunga crisi a dir poco devastante».

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