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Sondaggio Gli israeliani perdonano i tedeschi, ora sono amici

SOBRIETÀ Contro ogni previsione sono i più anziani a esprimere i giudizi meno drastici

È proprio vero che il tempo è il miglior medico. L’opinione pubblica israeliana, cioè quella di un Paese che è nato per risarcire gli ebrei degli orrori loro inflitti dai tedeschi durante il periodo nazista, prova oggi un sentimento di «prevalente simpatia» verso la Germania. Lo afferma un sondaggio pubblicato da uno dei più importanti quotidiani israeliani, Yediot Ahronot.
Il giornale di Tel Aviv “spara” addirittura un titolo a effetto, «Gli israeliani hanno perdonato i tedeschi», che forse è un po’ esagerato. Però sembra ormai assodato che la radicata identificazione del passato tra Germania e nazismo non è più automatica tra gli israeliani di oggi: e non è un cambiamento da poco. Anzi: l’antico odio verso i loro crudeli persecutori di un tempo è a tal punto scemato da far sì, per esempio, che solo cinque israeliani su cento provino disagio nell’acquistare prodotti made in Germany, o pensino che sia il caso di boicottarli. E solo un telespettatore su cinque ammette di aver pensato alle tragedie del passato quando ha seguito i campionati mondiali di calcio giocati in Germania nel 2006 o i recentissimi mondiali di atletica disputati nello stadio di Berlino fatto costruire da Adolf Hitler.
Gli israeliani hanno dunque dimenticato il male subito dai tedeschi? No, non è questo il punto. La memoria storica della Shoah, lo spaventoso sterminio pianificato di circa sei milioni di persone inermi colpevoli solo di essere ebrei, rimane ben radicata nel sentire collettivo. Semmai, si è in qualche modo assestata, permettendo di giudicare il presente senza farsene più condizionare come se 65-70 anni non fossero ormai trascorsi. E non è neanche corretto immaginare che siano rimasti gli anziani a odiare i tedeschi, mentre i giovani sarebbero diventati più indifferenti non avendo vissuto di persona le persecuzioni. Paradossalmente, infatti, il sondaggio rivela che gli israeliani più in là negli anni, quelli fuggiti in Palestina dopo essere scampati all’Olocausto, sono quelli in grado di fornire sui tedeschi e sulla Germania i giudizi più sobri e al tempo stesso più ponderati. Tanti giovani, invece, si dimostrano più condizionati dal peso terribile della Storia, che in Israele significa quasi sempre il ricordo tramandato di violenze innominabili inflitte a familiari innocenti.
Colpisce anche il fatto che la maggioranza (52% per la precisione) degli ebrei israeliani giudichi in modo positivo il ruolo svolto dalla Germania nello scacchiere mediorientale, mentre solo il 27 per cento degli arabi israeliani la pensa allo stesso modo: sembra che questo si spieghi con il timore che i tedeschi di oggi, più o meno consapevolmente, finiscano con il far «pagare il conto» dei loro sensi di colpa verso gli ebrei ai palestinesi.
Un’ultima considerazione di ordine storico sui risultati del sondaggio. Gli israeliani di oggi sembrano ormai in grado di non veder più nei tedeschi l’uguale dei nazisti che li perseguitarono oltre mezzo secolo fa: forse anche perché consapevoli che il tempo ha cambiato quel popolo, non più ossessionato come in passato da un malsano nazionalismo. In passato fu diverso, ma sempre nel solco della concretezza: lo dimostrò negli anni Cinquanta Ben Gurion, che compì la difficile scelta di accettare il denaro tedesco a titolo di compensazione, mentre tanti in Israele, il leader della destra Menachem Begin in testa, non volevano assolutamente. Ciò non impedì agli israeliani, nel decennio successivo, di sequestrare, processare e mettere a morte l’aguzzino nazista Eichmann.

Distinguendo con chiarezza tra il popolo tedesco e i criminali di Hitler.

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