I David di Donatello premiano Sophia Loren e Checco Zalone

Conti ha presentato la serata. Miglior film il biopic sul pittore Ligabue di Giorgio Diritti

I David di Donatello premiano Sophia Loren e Checco Zalone

Le aspettative non sono alte, sono altissime. Il mondo del cinema si è riunito per la cerimonia dei David di Donatello e, forse ancora più dello scorso anno di pieno smarrimento, si è trovato unito, in presenza, dal vivo, però in due luoghi distinti. A condurre l'edizione numero 66, in prima serata su Rai1 dagli studi Fabrizio Frizzi, Carlo Conti, pilota rodato al tour de force della consegna di ben 25 statuette mentre il Teatro dell'Opera di Roma ha ospitato l'apertura della cerimonia con Laura Pausini sulle note di Io sì, candidata come Miglior Canzone Originale. Proprio come aveva fatto qualche settimana fa agli Oscar per il brano del film targato Netflix La vita davanti a sé di Edoardo Ponti con Sophia Loren che ha vinto il David come migliore attrice davanti alla platea in standing ovation: «Ho ricevuto il primo David più di 60 anni fa ma stasera sembra la prima volta, l'emozione è la stessa anche di più». Molto emozionata anche Matilda De Angelis, migliore attrice non protagonista per L'incredibile storia dell'isola delle rose di Sydney Sibilia sempre di Netflix: «Ma voi siete pazzi, mi vengono in mente solo delle parolacce. Per me è un riscatto incredibile, ringrazio tutti». Sempre per lo stesso film, anche miglior effetti visivi, Fabrizio Bentivoglio ha ottenuto il David come migliore attore non protagonista.

Il film favorito con più candidature, ben 15, Volevo nascondermi di Giorgio Diritti sul pittore Ligabue, è quello che ha ottenuto anche più statuette, oltre alla migliore scenografia, fotografia, acconciature e suono, sono arrivate quelle più importanti, miglior film, migliore regia e miglior attore Elio Germano che ha dedicato la statuetta «a tutti gli artisti dimenticati». Meno fortunato Hammamet di Gianni Amelio (miglior truccatore), viaggio negli ultimi giorni di vita di Bettino Craxi, che aveva 14 candidature. Una in meno per Favolacce dei fratelli D'Innocenzo, premio alla montatrice Esmeralda Calabria, mentre 11 erano le candidature per Miss Marx di Susanna Nicchiarelli che, presente sia nella categoria miglior regista che miglior film, ha vinto il David per la produzione, i costumi e il miglior compositore.

A Mattia Torre, scomparso nel 2019, è andato il David per la migliore sceneggiatura originale (mentre per quella non originale ha vinto Lontano lontano di Gianni Di Gregorio). Sul palco è salita la figlia che ha fatto un tenero e commovente discorso di ringraziamento a cui la platea ha dedicato la standing ovation.

Per la prima volta anche Luca Medici alias Checco Zalone stringe finalmente una statuetta tra le mani, anzi due per «Tolo tolo», una per la migliore canzone, Immigrato, e l'altra, il David dello Spettatore, per il record di presenze nelle sale cinematografiche. In collegamento video e audio ballerino dalla Puglia, Zalone ha scherzato nel leggere il biglietto di ringraziamento: «È la solita cricca di sinistra che premia gli amici ah no ho sbagliato volevo ringraziare l'accademia che con metodo meritocratico». Anche Alex Infascelli, David per il miglior documentario con Mi chiamo Francesco Totti che, a sorpresa, ha battuto il favorito Notturno di Gianfranco Rosi, ha scherzato mostrando un cartello con su scritto «Siamo unici», citazione di quello famoso della dichiarazione a Ilary Blasi del campione della Roma. Pietro Castellitto, che ha interpretato Totti nella serie Speravo de morì prima, ha vinto invece come miglior regista esordiente per I predatori, una delle scoperte della scorso festival di Venezia.

Nel corso della serata sono stati consegnati anche il David alla Carriera andato a Sandra Milo e due David Speciali a Diego Abatantuono e a Monica Bellucci che, in collegamento da Sofia dove sta girando il prequel di La befana vien di notte, ha dedicato il premio alle sue figlie «nella speranza che l'arte ritrovi di nuovo il suo soffio vitale perché mai come in questo momento abbiamo bisogno di umanità, poesia e bellezza».

Archiviate le polemiche di registi come Gabriele Muccino che, scontento delle tre candidature per Gli anni più belli, ha sbattuto la porta dimettendosi dalla giuria e annunciando che non si candiderà mai più ai David di Donatello, si conferma il nuovo corso della direttrice artistica Piera Detassis che coniuga l'autorevolezza di un premio votato da una giuria di 1579 addetti ai lavori, senza rinunciare a segnalare le professionalità straordinarie come quelle di

Zalone e senza dimenticare «quest'edizione così al femminile che registra un record storico per il numero di registe candidate» come ha sottolineato al consueto saluto al Quirinale dal presidente della Repubblica Mattarella.

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