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Il sogno ha una sua legge? E questa legge ha un fondamento preciso che ci riconduce dopo il delirio notturno all'inesorabile realtà dei fatti? È un quesito che ci tormenta ma che continua a svolgere il percorso sinuoso della poesia e a volte, come accade nel Sogno di Shakespeare, a spingerci oltre la soglia del mondo in cui viviamo. Così nello spettacolo, affascinante come un viaggio simbolico oltre i confini del reale, di Walter Le Moli, noi spettatori viviamo sia nella musica delle parole che nel turbine della musica di Mendelssohn. Così le due barriere si fondono e si esaltano travalicando l'una nell'altra e sulla scena vediamo, come in un quadro di Bosch, il realismo degli artigiani percorrere il proprio tragitto accanto agli elfi e alle fate dei boschi coi loro colori chiassosi che surrogano la realtà. Come accade nella mirabile invenzione di Piramo e Tisbe che tanto più tardi destò l'attenzione di Henry James. Prima di confluire nell'immaginario metafisico che troviamo nell'alto dei cieli in uno spettacolo di affascinante confronto tra la parola incalzante e la festosa collezione delle immagini evocate dalla musica. Immagini che nella musica trovano il magico equilibrio di una rappresentazione esemplare che si riassume nell'interrogativo di sempre: il sogno è la realtà della vita? Nella magistrale versione di Luca Fontana il cast si muove con grazia e stupefacente vis comica.

Basti ricordare Emanuele Vezzoli, Gigi Dall'Aglio, Nanni Tormen, Paola De Crescenzo e lo stupefacente Puck di Luca Nucera. Successo strepitoso.

SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE Parma, Arena Shakespeare Fondazione Teatro Due.

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