Vanzina se ne va, il disprezzo resta

Su Twitter i pregiudizi sul regista diventano una cupa processione di insulti

Vanzina se ne va, il disprezzo resta

C'è chi, firmandosi Terra, scrive su Twitter che: «Carlo Vanzina (segue bestemmia) è stato un regista di mmeeeerda!». E chi, come Dioniso, si spinge in una raffinata analisi: «Per me vale la seguente equazione, Vanzina: cinema = Mediaset: tv. Ossia Vanzina ha fatto male al cinema come Mediaset ha fatto male alla tv, spingendo sui tasti più volgari e ignoranti degli italiani». E chisssenefrega se, in realtà, Carlo Vanzina è stato tutt'altro che volgare e che lo salutino con ammirazione (talvolta inattesa) persino quei critici che hanno trascorso decenni a stroncare i suoi film.

Di solito, almeno quando muore, un artista entra momentaneamente in una «free zone» che lo esenta da insulti, critiche, cattiverie. Diciamo che per qualche giorno se ne rispetta la morte, almeno in quell'arena sanguinaria che sono i social. Una convenzione moderna. Poi, naturalmente, liberi tutti. Invece con Vanzina no.

Domenica, mentre stavano ancora allestendo la camera ardente, è iniziata la lunga processione di tweet intrisi di disprezzo.

Per carità, mica bisogna per forza commuoversi per la morte di un artista al quale si è sempre stati indifferenti. Si può anche stabilire con biblica certezza, come ha fatto tale Francesco Pecoraro, che «i suoi film, anche quelli belli, sono inguardabili. Ripeto: inguardabili». Giudizio insindacabile e tanti saluti. Però c'è un limite.

Per Totò, amico di Steno padre di Carlo ed Enrico Vanzina, la morte è «'A livella» che pone tutti sullo stesso piano. Per Twitter mediamente il tempo si è accorciato e personaggi, amati, odiati o invidiati rimangono sullo stesso piano giusto per qualche giorno post mortem, salvo poi tornare a essere quel che erano nell'universo talvolta distorto e sempre esagerato dei giudizi liquidi. Stavolta molti hanno ingiustamente sfogato un legittimo dissenso, corredandolo con il tipico guardaroba del pregiudizio.

Ad esempio Pier Paolo Polcari (uno dei pochi a mettere legittimamente il nome e non un nickname inventato) scrive che «se mi sdoganate anche Vanzina allora vuol dire che vi meritate lo

scempio che vi circonda». Sembra la parodia di una battuta di Nanni Moretti dei tempi d'oro: «Vi meritate Alberto Sordi». In sostanza è lo stesso snobismo (stavolta funereo) sul quale i Vanzina hanno fatto quarant'anni di film.

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