Il suicidio perfetto in 14 minuti. Sicuramente i peggiori dell'era Conte sulla panchina della Juve e i migliori della carriera italiana di Pepito Rossi. La data del 20 ottobre 2013 resterà negli annali bianconeri come un'onta difficile da cancellare: una vittoria in pugno con l'uno-due firmato da Tevez e Pogba e nessun tiro subìto da Buffon per oltre un'ora, con la Fiorentina che viveva già i fantasmi di una stagione anonima; il tracollo incredibile sotto i colpi del bomber viola (alla prima tripletta in carriera dopo il lungo calvario legato agli infortuni) con una difesa imbarazzante per amnesie ed errori, per di più sul campo tradizionalmente più nemico, quello di Firenze. Dove i viola non battevano i «gobbi» (il nomignolo affibbiato ai rivali di sempre) da 15 anni e dal gol di Batistuta - quello festeggiato proprio con la mitraglia, copyright dell'attaccante argentino ma imitata ieri proprio dai cannonieri della Juve - in un freddo 13 dicembre 1998. «L'esultanza con mitragliata degli avversari ci portano bene...», scherza il patron Della Valle che alla fine salterà fuori dal «Franchi» insieme ai tifosi impazziti di gioia.
Che sia una sconfitta storica lo dicono le statistiche: l'ultima volta che la Juve era tornata da una trasferta con 4 gol sul groppone risale a quasi dieci anni fa, il 4-0 incassato dalla Roma di Totti e Cassano l'8 febbraio del 2004 con l'ormai celebre gesto delle dita («quattro e a casa») del capitano giallorosso. Già, proprio la Roma ora regina indiscussa del torneo con il +5 su bianconeri e Napoli (distacco record da quando si è tornati ai 3 punti per vittoria, eguagliate le stagioni 2004-05 e 2005-06 con la Juve davanti al Milan). A Torino, invece, l'ultima squadra a segnare 4 gol ai bianconeri era stato il Parma nel giorno dell'Epifania del 2011.
Il suicidio perfetto dei bianconeri inizia con un rigore provocato da Asamoah che ha l'effetto di un tonico per una Fiorentina solo generosa fino a quel momento, e di un sonnifero per la Juve, che cade in catalessi soprattutto tra gli uomini di retroguardia, fino ad allora impeccabili. Rossi ne fa tre (il rigore regalato da Asamoah, il tiro dal limite che sorprende Buffon, la rete sotto porta, degna conclusione di uno splendido contropiede); Joaquin ringrazia i difensori che lo lasciano tutto solo davanti al portiere bianconero. Il tutto sotto gli occhi sbigottiti di un Conte, che in realtà aveva già lanciato più di un campanello d'allarme sin dalla tournee estiva negli Usa: ora il bilancio di 10 gol subiti in otto partite è pesante. «Se avessi una risposta a questi minuti da incubo tutto sarebbe più semplice, avrei capito di più se fosse successo sin dall'inizio», così il tecnico della Juve nella giornata più nera della sua gestione, finora sulla panchina bianconera non aveva mai subito più di tre reti, ndr).
Quello di Firenze è uno scricchiolio pericoloso che rischia di togliere delle certezze a una macchina collaudata ma il cui motore quest'anno sembra perdere giri. In molti guardano al caso Vidal, ritardatario nel rientro dal Cile dopo gli impegni con la Nazionale, multato e tenuto fuori dai titolari. Un alibi come quello di un calo di tensione della difesa che è anche quella di Prandelli (e c'è da preoccuparsi).
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