Mezzo deserto è già stato attraversato. Il ct Roberto Mancini, scelto da Costacurta vice-commissario, bisogna ricordarlo, si ritrovò a rifondare il calcio azzurro trasformato in un deserto dalla gestione Ventura. Adesso, dopo 27 partite e 62 gol seminati, è già a metà strada: qualificato da primo per il prossimo europeo di giugno 2021, può aggiungere la promozione alla fase finale della Nations league che si giocherà (ottobre 2021) dalle nostre parti, tra Milano e Torino in compagnia della nobiltà europea (Francia, Spagna e Belgio le altre promosse) e la qualifica di testa di serie nel prossimo sorteggio mondiale. Non ci sono solo risultati. Quel che conta e luccica anche nella notte di Sarajevo è il gioco spavaldo della Nazionale, le perfette geometrie disegnate dal centrocampo e le deliziose trame promosse da quel genietto di Insigne. Belotti può sbagliare una volta, non la seconda. E appena gli arriva, con i giri contati, in piena area, la palletta cesellata dal piede ispirato di Lorenzo Insigne, ecco il sesto sigillo del granata che spinge la Nazionale davanti alla Bosnia ridotta male dal virus e sostenuta dalle isolate energie di Pjanic e Krunic.
Insigne merita quel numero 10 sulla schiena perché si comporta come un autentico erede di una razza pregiatissima (da Rivera a Roberto Baggio, a Totti) grazie al talento immenso di cui è dotato, raffinato in quest'ultimo tratto di carriera. La giocata con la quale, sul lancio no look di Barella, Lorenzo stop a seguire e scheggia il palo lontano, è da filmare e da inviare alle scuole calcio. A dire il vero fa specie persino qualche recupero difensivo dello stesso Insigne che non è nelle sue corde, segno che il napoletano sta diventando uno degli insostituibili dell'Italia di Mancini, anche ieri sera rimasto davanti alla tv e sostituito da Evani in panchina.
Se poi in capo all'unica circostanza in cui la Bosnia si affaccia nel quartiere di Donnarumma, Gigio si riconferma un fuoriclasse del suo ruolo respingendo d'istinto una stilettata, allora c'è la sensazione che anche senza i senatori (Bonucci e Chiellini ai box per acciacchi) la difesa azzurra è in grado di reggere alle onde d'urto.
Per chiudere, nella ripresa, in uno scrigno magico il successo, bisogna attendere un'altra gemma, opera calcistica creata e realizzata dal tandem del Sassuolo, costola significativa di questo gruppo di Mancini. Locatelli, con piede morbido, suggerisce un pallonetto in piena area su cui Berardi (preferito in partenza a Bernardeschi) si esibisce con una volée di sinistro che fissa il meritato 2 a 0 sfiorato in precedenza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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