Calcio

Caso Juve e la difficoltà di un processo bis

Stessi giocatori e operazioni, complicato un procedimento per il medesimo reato

Caso Juve e la difficoltà di un processo bis

È spuntato un interessante dibattito, a metà tra il tecnico-giuridico e il tifo calcistico, in coda all'ultima iniziativa della procura federale di chiedere «la revocazione parziale» della sentenza sulle plusvalenze della Juve, andata assolta nel precedente filone di giustizia sportiva. Molti tifosi interrogano i cosiddetti esperti per capire come mai l'eventuale riapertura del procedimento disciplinare possa investire solo la Juve e i club che con Torino hanno realizzato le plusvalenze finite nel mirino dell'inchiesta penale Prisma condotta dai pm di Torino e non coinvolgere il resto del panorama. La risposta, sul piano tecnico, è semplicissima: perché, a parere di Chinè, capo della procura federale, dai faldoni piemontesi sono spuntati altri particolari, definiti «di carattere addirittura confessorio». Nelle stesse carte però emerge l'opinione di Stefano Bertola, direttore finanziario Juve, il quale intercettato sostiene: «I bilanci di molte società sono stati salvati da queste plusvalenze». E lo stesso gip di Torino, che ha respinto la richiesta di arresti per Agnelli e cda, è di identico avviso nel passaggio sul tema che si può sintetizzare così facevano tutti.

All'appello del procuratore Chinè manca il Napoli perché da Napoli non è ancora arrivato alcun documento sull'inchiesta riferita all'acquisto di Osimhen. Questo mentre la corte federale d'appello, una sorta di cassazione per la giustizia calcistica, ha fissato già la data per esaminare la richiesta: appuntamento venerdì 20 gennaio alle ore 12,30. Se è vero che alcuni dettagli sono inediti, è altrettanto scontato che la materia, le operazioni stesse, i calciatori, i club e i dirigenti coinvolti, sono sempre gli stessi. Di qui la difficoltà giuridica nel rimandare per la seconda volta a processo per lo stesso reato sportivo. Senza dimenticare inoltre che la Juve è finita sotto la lente di Consob prima e procura poi solo perché si tratta di società quotata in borsa.

Forse l'unica via d'uscita, per il futuro, è quello di produrre una norma (Gravina ha presentato in Uefa una proposta ma è stata respinta perché giudicata inapplicabile) sulle plusvalenze così da mettere un punto sulle operazioni che non producono cassa e riaprire una nuova stagione.

Altro destino avrà il filone manovra stipendi per il quale l'imputazione di illecito amministrativo appare scontata.

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