Calcio

La Juventus che patteggia mette Agnelli contro Elkann

L'ex presidente non è d'accordo sulla nuova linea della società

La Juventus che patteggia mette Agnelli contro Elkann

Gianni Agnelli così diceva di Boniek: «È un fortissimo giocatore e ha le caratteristiche del suo Paese. All'inizio della Seconda Guerra Mondiale soltanto i finlandesi e i polacchi caricavano i tank tedeschi con la cavalleria. La differenza è che i polacchi pensavano di vincere». Il nipote dell'Avvocato, Agnelli Andrea, non è polacco, non monta a cavallo ma va all'attacco dei tank di procure, Consob e Deloitte, Figc e Uefa, pensando anche di vincere. Ultime da Torino: la nuova dirigenza sta cercando una soluzione morbida e diplomatica per uscire dallo tsunami che ha colpito il club. Il presidente Ferrero e l'amministratore delegato Scanavino hanno disegnato un piano, seguendo le indicazioni dell'azionista di riferimento John Elkann, nel tentativo di rendere meno afflittive le sanzioni che potrebbero colpire sia il club, sia la squadra, tra pesanti pene pecuniarie e clamorosi provvedimenti disciplinari.

Il patteggiamento a livello italiano e poi europeo, con la nostra giustizia sportiva e con il tribunale dell'Uefa è, di certo, la via più logica per affrontare il prossimo futuro senza l'angoscia di una retrocessione o una forte penalizzazione, in questo torneo o nel prossimo campionato, oltre a sanzioni ultra milionarie su un quadro contabile già devastato. Ma questa nuova via politica e legale non sarebbe gradita all'ex presidente che la considera, ovviamente, una ammissione di colpe che lui, al contrario, continua a respingere, pur nell'evidenza di dati e di fatti che avevano portato lui medesimo, insieme con tutto il cda bianconero, a rassegnare le dimissioni evitando colpi di scena inauditi nel caso fosse stato reiterato il reato (si parlò di arresti).

Secondo le voci dello scorso novembre la dirigenza sarebbe addirittura arrivata a minacciare azioni legali nei confronti di Consob, della procura, della federcalcio e dell'Uefa, coinvolgendo anche la società di revisione Deloitte, che a differenza degli altri soggetti, non è terza essendo stata scelta dalla stessa Juventus. Deloitte ha mosso rilievi su alcune plusvalenze che non potevano essere contabilizzate, Juventus ha ribattuto, l'aria è sicuramente tossica e il dissidio tra Andrea Agnelli e i nuovi dirigenti, scelti e indicati da John Elkann e dunque sollecitati nella soluzione del patteggiamento, sta offrendo, a porte chiuse ma con molti spifferi, altri problemi interni della famiglia proprietaria della Juventus.

Ieri mattina il Consiglio di stato ha dichiarato improcedibile il ricorso della Federcalcio sulla carta Covisoc. Secondo una lettura, non di parte, ciò potrebbe comportare l'annullamento della penalizzazione con rinvio e nuovo processo con due epiloghi: o la conferma di una sanzione in classifica, ancora più pesante o da scontare nel prossimo torneo, considerati i tempi della giustizia. A margine, i commenti del presidente Uefa, Ceferin, sulla fine prevista della vecchia dirigenza bianconera, oltre a essere inopportuni, pronunciati dal massimo dirigente di una istituzione internazionale, confermano il pregiudizio dello sloveno nei confronti del traditore suo amico (nonostante le puerili smentite, Ceferin fu padrino del battesimo della figlia Vera di Andrea, oltre ad essere stato più volte ospite su voli privati, varie ed eventuali).

La commedia, anche patetica, prosegue.

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