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L'ultima di AdL è il mal d'Africa. E Koulibaly lo stende subito

Il mal d'Africa solitamente è una nostalgia struggente per quelle terre lontane e affascinanti, indimenticabili per chi ha avuto la fortuna di frequentarle

L'ultima di AdL è il mal d'Africa. E Koulibaly lo stende subito

Il mal d'Africa solitamente è una nostalgia struggente per quelle terre lontane e affascinanti, indimenticabili per chi ha avuto la fortuna di frequentarle. A Napoli invece è un mal di pancia che prende Aurelio De Laurentiis e che lo fa entrare in rotta di collisione con un suo grande ex come Kalidou Koulibaly. Il presidente, in un'intervista esuberante con Wall Street Italia, si abbandona a una frase forte: «Basta africani: o rinunciano a giocare la coppa d'Africa quando vengono da noi o non li possiamo più prendere. Paghiamo gli stipendi per mandarli a giocare per gli altri».

Un «basta africani» che certamente non è una frase razzista per come può suonare, ma non può essere piaciuta a Koulibaly che proprio durante la presentazione nella sede del Chelsea, ha risposto a modo al suo ex presidente: «È il suo parere e lo rispetto come tale: dipende solo da lui decidere se ingaggiare o meno giocatori africani. Ma sono sicuro che a Napoli moltissimi non la pensano come lui: io giocavo per il Napoli ma ero anche capitano del Senegal. Sono sicuro che per il Napoli è stata dura quando noi siamo andati a giocare la coppa, ma serve rispetto anche per le nazionali africane».

Un De Laurentiis vulcanico come il suo Napoli in cui, in attesa di mettere alla porta gli africani, si mette sul mercato Petagna perché si era infatuato di un'inviata di una Tv, che però aveva già un flirt con un alto dirigente del club Un AdL che affronta anche i temi della politica, propone addirittura di cambiare la costituzione, auspica un improbabile compromesso storico tra il Pd e Fratelli d'Italia, si lancia nella fantapolitica («devono vincere loro due e mettersi d'accordo per richiamare Draghi come presidente del Consiglio») e fa campagna elettorale per la Meloni («sarebbe bello che l'Italia diventasse una repubblica presidenziale, dando il ruolo di presidente all'unica donna che fa politica costantemente da trent'anni»).

Il solito De Laurentiis onniscente che non tralascia ovviamente di impallinare i vertici del pallone, parlando delle coppe europee: «Sono tornei farlocchi, ma non ha senso nemmeno la superlega perché era una competizione a inviti. C'erano dei privilegiati che invitavano altri. Invece servono competizioni che si giochino durante la settimana tra i primi cinque campionati d'Europa». Insomma, la Super Lega non va bene perché sono gli altri a decidere chi deve partecipare, invece in questo caso lo decide lui e allora è un torneo che funziona. Sembrerà strano ma non appena il Napoli torna a respirare aria di Champions, il suo presidente si sente il diritto di dettare le formule per migliorare il sistema, partendo ovviamente dal presupposto che lui ne faccia parte. Perché parole sue «il mondo del calcio non si sa gestire e noi come cretini ci prestiamo a giocare cinquanta partite».

Ma forse, se proprio vuole bacchettare i signori della Uefa e della Fifa, potrebbe farlo sul tema da cui è partito: più che scaricare gli africani sarebbe meglio chiedere di armonizzare le tempistiche dei tornei continentali.

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