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Il Napoli da trasferta fa sogni scudetto: vale la gioia di un popolo

Spalletti sprona così i suoi. Vittoria n°11 fuori dal Maradona e Milan agganciato per una notte

Il Napoli da trasferta fa sogni scudetto: vale la gioia di un popolo

Un altro forte segnale scudetto arriva dal Gewiss Stadium, una delle tappe più complicate per il Napoli in questa volata finale. La vittoria della truppa di Spalletti contro un avversario storicamente ostico (8 ko nelle ultime sei stagioni) attesta il buon momento dei partenopei, al terzo successo di fila. Lontano dal Maradona, il Napoli è quasi infallibile: undici vittorie e solo una sconfitta nel novembre scorso in casa dell'Inter. E in attesa dei rossoneri, impegnati stasera con il Bologna, Spalletti si gode il primato condiviso almeno per una notte.

Era la partita verità, aveva detto il tecnico, e la squadra ha saputo vincerla cambiando pelle: non più dominio nel palleggio e calcio ragionato, ma cinismo, compattezza e ripartenze chirurgiche. L'Atalanta paga inconcludenza e sprechi, ma anche l'improvvisa fragilità difensiva - assenti Toloi e Demiral ma comunque bene il 2003 Scalvini - dopo tre gare di fila da clean sheet. La squadra di Gasperini ha così fatto la partita nel possesso palla e nel numero di conclusioni verso la porta, ma ha pagato la poca attenzione negli episodi chiave. «I primi due gol sono stati pesanti», ammetterà Gasperini. Il rigore su Mertens, rilevato dal Var ma già chiaro anche a velocità normale, e la punizione battuta a sorpresa da Insigne che ha pescato Politano solo in area hanno in effetti indirizzato la gara che pure la Dea ha provato a riaprire con De Roon - rete segnata davanti alla figlia, per la seconda volta in tribuna - prima di subire il 3-1 nel finale con Elmas.

Se il Napoli va forte in trasferta, l'Atalanta compie l'ennesimo passo falso in casa (già sei sconfitte) e abbandona probabilmente in via definitiva il sogno Champions («nessun dramma», dirà Gasp). Almeno passando dal campionato, dato che resta aperta la porta dell'Europa League (giovedì il primo round dei quarti a Lipsia). In realtà anche un posto per le prossime coppe inizia a essere a rischio, dato che gli ultimi risultati in A sono deficitari: solo tre successi nelle ultime 13 e una media di 1,2 gol a gara contro il 2,2 della prima parte di stagione. Difficile regalare il trio composto da Zapata (ieri in panchina dopo due mesi di stop), Muriel - vivo ma impreciso - e Ilicic, alle prese con problemi personali. Ieri poi i cambi effettuati da Gasp (Miranchuk e Boga in primis) non sono stati decisivi come quelli di Spalletti.

Segnali opposti per il Napoli che ha vinto nonostante le assenze in difesa di Rrahmani e Di Lorenzo - bene il giovane Zanoli, l'anno scorso a Legnago in C -, con l'abilità tattica di Mertens, che non ha fatto rimpiangere lo squalificato Osimhen, tornato in ritardo dalla Nigeria, ma con il permesso del club, e l'incisività dei suoi esterni: Insigne (settimo rigore-gol su 8 segnati con dedica al figlio maggiore che oggi fa il compleanno) e Politano, come detto, per le prime due reti, i cambi Lozano e Elmas per il 3-1. «Noi allo scudetto ci crediamo», così il capitano azzurro al passo d'addio a Napoli. «La squadra ha fatto passi in avanti importanti sul piano della mentalità - così Spalletti, un solo ko con il Milan nelle ultime 12 gare -. I calciatori hanno capito che si giocano la felicità di un popolo intero».

La differenza tra restare nella storia o essere dimenticati.

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