Il Milan dei cinesi e Vincenzo Montella come il primo Milan di Silvio Berlusconi e Arrigo Sacchi? La suggestione, nel popolo dei milanisti e dei loro rivali, ha preso a circolare fin dalle prime ore seguite all'annuncio ufficiale del trasferimento di Leonardo Bonucci dalle Juve in rossonero. In materia di calcio-mercato l'unica analogia storica possibile è rappresentata dal blitz in Olanda di Silvio Berlusconi per strappare Ruud Gullit alla concorrenza bianconera versando la cifra di 10 miliardi con cui il Psv Eindhoven completò la costruzione della nuova tribuna dello stadio. Al contrario di questo mega-mercato, non ci fu un massiccio arrivo di rinforzi: furono mirati gli interventi tra attacco (Van Basten e Capitan Treccia) e centrocampo (Ancelotti e Colombo) più il drappello proveniente dal Parma (Mussi, Bianchi e Bortolazzi) per motivi didattici.
Rivoluzionari furono invece i metodi di allenamento (all'inizio disorientarono, poi convinsero e alla fine stregarono) e in particolare il nuovo sistema di gioco puntato tutto sul pressing asfissiante e sul fuorigioco difensivo per costringere i rivali a rinculare. Eppure anche allora fu decisivo il sostegno del club al tecnico e alle sue idee nella curva più insidiosa della stagione, al ritorno da Lecce (sconfitta in campo neutro con l'Espanol al secondo turno di coppa Uefa) e alla vigilia della trasferta di Verona (vinta 1 a 0 gol di Virdis).
Berlusconi si schierò nello spogliatoio con Arrigo, la squadra colse il segnale e riprese l'inseguimento al Napoli culminato nel sorpasso del 1 maggio successivo, 3 a 2 sotto gli occhi di un San Paolo ammutolito e di un Maradona domato.FOrd
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