Roma. La rivoluzione, per ora, non ha pagato. E il confronto con il recente passato è impietoso. In casa Lazio sono pochissime le tracce del «sarrismo»: in campionato gioco poco brillante e molti alti e bassi tra vittorie con ottime prestazioni, ma anche battute d'arresto e clamorosi scivoloni. L'effetto «Comandante», l'appellativo di Maurizio Sarri guru italiano del calcio italiano, non si è ancora notato: lontanissimi i tempi del Napoli, ma c'è distanza anche con le annate non certo indimenticabili vissute dal tecnico alla guida della Juve e del Chelsea, comunque concluse con un trofeo in bacheca. Colpa, per molti, dei giocatori non adatti al modulo di Sarri, che ha introdotto brutalmente la sua filosofia (il 4-3-3 marchio di fabbrica). E per altri dell'utilizzo sbagliato o addirittura ridotto di alcuni elementi top della rosa (vedi Luis Alberto).
Nonostante l'entusiasmo manifestato nei mesi scorsi dal patron Lotito, scrivere a breve il futuro e accordarsi per un conseguente rinnovo di contratto dell'allenatore dal 2023 al 2025 non sembra essere più la priorità. Peseranno le prossime mosse e forse per la società anche i risultati. In deficit rispetto all'era di Simone Inzaghi, che i tifosi biancocelesti iniziano già a rimpiangere vedendo anche la bella stagione della sua Inter. Battuta in campionato, paradossalmente, solo dalla squadra di Sarri. Con l'ex tecnico biancoceleste calcolando le cinque stagioni in cui ha allenato da inizio campionato la Lazio a questo punto del torneo (23 giornate) aveva sempre fatto meglio rispetto all'attuale modesto raccolto sarriano di 36 punti sui 69 disponibili, poco più del 50 per cento. Si va da un minimo di +2 (38 punti nel torneo 2018-19) a un massimo di +17 con i 53 punti del campionato 2019-20. Il primo e l'ultimo Inzaghi (stagioni 2016-17 e 2020-21) sulla panchina delle Aquile dopo 23 giornate aveva conquistato 43 punti.
Numeri che al momento rendono il ruolino di Sarri non all'altezza delle aspettative. Doveva essere la risposta laziale al colpo Mourinho dei cugini romanisti, sta andando peggio del portoghese che non viaggia certo a livelli eccelsi. Il settimo posto (a pari merito con la Fiorentina che ha però una partita da recuperare) e i soli tre punti in più di un Verona già costretto al cambio in panchina (Tudor al posto di Di Francesco) non può soddisfare tifosi, società e lo stesso tecnico. Quel cambio di passo non si è ancora visto e quell'indice di liquidità che ha reso difficile il mercato della Lazio anche in questo mese di «riparazione» ha complicato i piani. Insomma, di rivoluzione c'è ben poco.
Resta il malumore di una piazza che al momento si vede molto lontana da quei posti al sole della classifica che valgono il palcoscenico europeo più importante. E con il Porto come avversario continentale all'orizzonte, non c'è da stare tranquilli.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.