La serie A dei tamponi e degli arbitri scarsi

La serie A dei tamponi e degli arbitri scarsi

Mettiamoci subito d'accordo: questo è il campionato del tampone. Meglio mettere subito da parte altre spiegazioni tipo stadi vuoti, forse solo i 5 cambi possono moltiplicare qualità o accentuare difetti delle rose. Con questa cadenza di bollettini dai rispettivi ritiri, c'è una sola speranza: che il calcio raggiunga nei prossimi mesi la tesi esposta da numerosi virologi, l'immunità di gregge. Nel caso del Milan, parole di Maldini, sono molto vicini al traguardo avendo toccato quota 15 con la positività di Donnarumma e Hauge. A giudicare dalle prime sequenze di Milan-Roma, il tampone decide eccome segnalando la differenza di rendimento oltre che di risultato scandito dalle prove dei due portieri, Mirante e Tatarusanu. Entrambi si presentano col marchio di secondo: uno, il romanista è proveniente però da esibizioni incoraggianti, l'altro, il milanista appena arrivato dopo la rinuncia a Begovic, è invece proveniente da lunghi mesi di inattività. Per un portiere sono elementi decisivi perché tolgono l'abitudine alle misure, il tempo e l'occhio nelle uscite, l'intesa con i suoi sodali frequentati solo in allenamento che non è la stessa cosa.

La realtà conferma le apprensioni delle ultime ore a Milanello perché Mirante toglie dalla porta almeno un paio di assalti milanisti (Romagnoli e Calhanoglu su punizione) mentre Tatarusanu si fa cogliere in clamoroso volo, a vuoto, sulla prima traiettoria romanista proveniente da angolo.

Poi ci sarebbe da stroncare Giacomelli, mai aiutato negli episodi decisivi dal var, ma questo è un altro argomento che col tampone non ha niente a che vedere. Di sicuro non si tratta di un effetto da covid se si sfogliano gli album dei passati tornei. Semmai è una questione che attiene alla modesta cifra tecnica della squadra degli arbitri, indebolita dall'addio di Rocchi.

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