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Sullo Stelvio si riscrive il Giro. E Nibali dice la sua verità

Classifica con 3 corridori in quindici secondi. Il siciliano chiude un'era: "Io ho 35 anni... gli altri sono tutti giovani"

Sullo Stelvio si riscrive il Giro. E Nibali dice la sua verità

Succede di tutto, anche se poi alla fine della giornata tutto deve ancora succedere. Dopo una tappa pazzesca, di rara bellezza, tutta da gustare metro dopo metro, chilometro dopo chilometro, tornante dopo tornante, eccoli lì: tre corridori racchiusi in quindici secondi quindici.

Detto così uno potrebbe dire: ma c'era bisogno di scalare tutte queste montagne, di arrivare fin su in cima ai 2750 metri dello Stelvio per poi trovarsi al punto di partenza? Punti di vista. Per i nichilisti è chiaramente tutto da buttare nel cassonetto, per chi come noi questo sport lo ama vi assicuro che ne valeva la pena.

Cominciamo con le certezze: Vincenzo Nibali non potrà farci l'ennesimo miracolo. Dopo tanti anni di militanza e di successi raccolti qua e là, lo Squalo si arrende: «Vanno più forte gli altri», risponde il siciliano a chi cerca spiegazioni (ieri 8° a 4'51). «Ci sono tanti ragazzi che vanno fortissimo e io un ragazzo non lo sono più», aggiunge.

Questo Giro non lo vincerà il 22enne portoghese Joao Almeida che, dopo quindici giorni in rosa, ha alzato bandiera bianca. È il primo ad abdicare sullo Stelvio e lo fa con lo spirito battagliero con cui ha corso dall'Etna in poi.

Se la giocheranno in tre: la nuova maglia rosa Wilco Kelderman, il compagno di squadra Jai Hindley e il britannico Tao Geoghegan Hart. In rosa Kelderman e al suo giovane scudiero il padre di tutti i tapponi. Sulla carta tutto bene, tutto bello. I tedeschi della Sunweb tornano in albergo con i propri ragazzi al primo e al secondo posto, eppure qualcosa non quadra.

Perfetta è la tattica Ineos, che trasforma lo Stelvio in una cronoscalata: incredibile Dennis che fa da skilift a Geoghegan Hart. Quindi? Quindi Giro bellissimo, perché ben disegnato e apertissimo. Peccato solo che la tappa di domani sia stata abbassata: niente Agnello, niente Izoard e triplo passaggio su al Sestriere che non è la stessa cosa. Gli Ineos di Tao qualcosa sicuramente si inventeranno; i Sunweb che hanno in mano il Giro, possono ancora clamorosamente perderlo, nonostante Kelderman nella crono finale da Cernusco sul Naviglio a Milano è chiaramente il più performante dei tre. Quanto alla scelta della Sunweb di tenere Hindley davanti, lasciando Kelderman tutto da solo a difendere la maglia rosa, non c'è dibattito: va bene cosi. Personalmente Hindley avrebbe dovuto provare a guadagnare qualcosa su Tao: così è una situazione troppo rischiosa. Entrambi i Sunweb sono molto attaccabili, anche se i tedeschi pensano di avere due frecce a disposizione del loro arco.

La verità è che la tappa con Agnello e Izoard avrebbe reso più nobile questo bel Giro che rischia di finire sulle spalle non del più forte e spettacolare, ma del più regolare. Di questo Kelderman che un fenomeno non è, visto che è alla prima maglia in carriera: ha 29 anni e soprattutto un curriculum ciclistico anonimo. I due ragazzini che gli stanno alle spalle sono certamente più talentuosi, ma per una ragione o per l'altra sono dietro di qualche secondo.

Per questo la tappa di ieri è stata sì fantastica, ma se non ha prodotto proprio un topolino, possiamo dire senza timori di essere smentiti che lo Stelvio ha elevato ad aquila reale un semplice falchetto.

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