Tutti contro il regno disunito. Per gli scozzesi Mancio eroe

Il quotidiano indipendentista paragona il ct a Braveheart Contro anche i gallesi e gli irlandesi di Belfast e Dublino

Tutti contro il regno disunito. Per gli scozzesi Mancio eroe

William Wallace, era nato a Eiderslie, dieci chilometri da Glasgow, dunque in Scozia, nel 1270. Finì giovane la sua vita, a Londra, 1305. Fu lui a guidare l'insurrezione popolare contro Edoardo I re d'Inghilterra che aveva prima deposto e poi messo al gabbio il re di Scozia, John Balliol. Fu lui il Braveheart confezionato, con epica ed errori storici, da Mel Gibson con cinque Oscar hollywoodiani ma molti fischi del pubblico di Glasgow ed Edimburgo. Wallace sconfisse gli inglesi dalle parti di Abbey Craig, arrivando anche a Newcastle. Fu eletto eroe ma la leggenda svanì un anno dopo, quando Edoardo I si prese la rivincita a Falkirk. Wallace venne imprigionato a Glasgow nel 1305, il 5 di agosto, trasferito a Londra subì un processo per tradimento (non aveva mai giurato fedeltà a Edoardo I), impiccato, sventrato, decapitato e squartato. La lunga premessa dovrebbe servire per chiarire meglio la vicenda di Wallace Braveheart e l'immagine di copertina che The National, il quotidiano dell'indipendenza scozzese, ha dedicato a Roberto Mancini in un fotoshop che lo rende simile a Gibson, con il viso pittato (i Pitti erano gli abitanti della Scozia), titolo: «Salvaci Roberto, tu sei la nostra ultima speranza», sotto titolo: «Non possiamo sopportare che quelli blaterino per altri 55 anni...». Ora al massimo, il nostro cittì si è concesso qualche piccolo ritocco al viso ma escludo che ricorra a dipingersi la faccia per andare all'assalto dell'esercito di Southgate. Ci auguriamo anche che l'epilogo della storia sia differente da quello capitato a Wallace. La Scozia tifa Italia, The Scotsman, il più grande quotidiano del Paese, non degna di una sola riga l'evento di stasera. Non poteva essere diversamente da mille e più anni, i loro cuori coraggiosi hanno costretto al pareggio la nazionale di Southgate nello stesso teatro di domani, quello era il loro obiettivo, impedire la festa agli inglesi, lasciarli nella memoria del Sessantasei e già basta e avanza vederli vivere di nostalgie e sogni.

Londra si ritrova isolata, il resto d'Europa e del mondo soffia alle spalle degli italiani, il Regno non è unito, oltre agli scozzesi, la Gran Bretagna presenta sull'attenti all'appello pro-azzurri, gli irlandesi di Belfast, quelli della repubblica di Dublino, i gallesi. A seguire i francesi, ça va sans dire, i tedeschi e gli spagnoli, totale: uscita dall'Europa, l'Inghilterra si riscopre nemmeno sedotta ma abbandonata, gonfia del suo superiority complex ribadito nei favolosi anni Trenta dal titolo di un giornale «Fog in Channel, continent cut off», nebbia sulla Manica, il continente isolato. Nulla è cambiato da allora, gli inglesi hanno apparecchiato con cura e con astuzia questa finale, nel loro stadio, con le tribune di nuovo piene di tifosi, l'inno God save The Queen li farà sentire ancora maggiormente Tre Leoni.

A proposito, Elisabetta II, presente alla finale del Sessantasei e madrina al momento della consegna del trofeo, stasera se ne starà nella sua dimora londinese, delegando il nipote William a difendere la Patria calcistica. Noi risponderemo con Sergio Mattarella e qualche altra figura delle istituzioni. I nostri cuori coraggiosi.

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