«Voglio la mia America per rialzarmi»

«Wimbledon? Capita di perdere, nessun dramma. Ho già vinto due volte gli Us Open, non vedo l'ora»

nostro inviato a Porto Cristo (Isola di Maiorca)

Ogni uomo ha diritto ad un angolo di Paradiso. Rafa Nadal l'ha trovato vicino a casa, a poco più di dieci chilometri dalla sua Manacor, dove abita - quando non è in giro per il mondo - con la sua famiglia. Qui Rafa ha aperto le porte di casa per una serata dedicata al poker sportivo - visto che è testimonial di PokerStars - ma soprattutto per un'intervista in cui racconta a Style (in edicola con il Giornale venerdì 1° agosto, nella foto ) quella parte di sé lontana dai riflettori. La sua vita, la sua isola, gli amici, il futuro oltre il tennis. Del quale, e non solo, ha comunque parlato, dopo la delusione di Wimbledon dove è stato battuto da Kyrgios, «che comunque è superata. Capita di perdere, non è un dramma. L'importante è ricominciare a lavorare».

Hai visto la finale tra Djokovic e Federer?

«Ovviamente sì. È stato uno spettacolo emozionante».

Sorpreso che sia finita così? A un certo punto nel quarto set tutti davano Roger per spacciato, Nole ha dovuto vincere ai quinto.

«Ma io so per esperienza che quando si incontrano due grandi giocatori tutto può succedere. A quel livello una partita di tennis è un saliscendi: non è mai finita. Devo dirlo: come spettatore è stato divertente».

Ti sei preso un po' di riposo qui a Maiorca e adesso arriva la stagione americana. Dì la verità: ti piace?

«Sicuro, davvero. Tutti sanno che per me la parte dell'anno che mi dà più emozioni è quella che va da Montecarlo al Roland Garros, quella dove c'è Roma. Ma mi piace anche giocare negli States: ho sempre dei bei ricordi lì».

A New York in effetti hai vinto due volte.

«E ovviamente non vedo l'ora di giocare lì. È sempre uno Slam, sempre un'emozione grandissima».

Sei pronto?

«Ah, nunca si sabe . Chissà... posso solo dire che mi sto allenando duramente. I risultati poi dipendono da tante cose».

Parliamo della tua altra passione sportiva: è stato anche l'anno della Decima del tuo Real Madrid...

«Ah, che emozione anche quella. Ovviamente ho visto la partita, non me la sarei persa per niente al mondo. E ho festeggiato come un matto: è stata indimenticabile, per come è arrivata poi...».

Sei un fan del calcio, eppure c'è chi dice che col tennis non c'entra nulla. Due filosofie diverse.

«Forse è così, ma a me il calcio piace tanto. Però è vero che a volte ci sono esempi negativi, eppure esistono anche nel tennis».

Nel calcio, sembra, un po' di più.

«Se fossi io al posto di Uefa e Fifa, farei di tutto per combattere il gioco violento, le continue proteste contro l'arbitro, le simulazioni, le furbate. Quelle mi danno fastidio, da spettatore e tifoso. Sarei durissimo. Perché ne fanno anche le spese quei calciatori che invece sono un esempio per i milioni di bambini che lo guardano».

Tu ai bambini ci tieni molto.

«Quello che dico è che nella vita ci sono valori importanti: il sacrificio, l'onestà. La cosa più importante è che noi atleti professionisti dobbiamo sapere che il futuro dello sport dipende da noi. E dai nostri comportamenti».

E quindi qual è la cosa più importante per Rafa Nadal?

«Il fairplay: nel tennis, nel calcio, nello sport. E nella vita».

Quella vita, la sua, che Rafa racconterà su Style .

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