la stanza di Mario CerviIl Meridione era arretrato anche prima dell'Unità d'Italia

Sono italiano e abito in Brasile fin dai 4 anni. In verità i miei genitori sono stati obbligati a lasciare la loro terra che era nelle mani degli antichi «baroni». Quelle terre furono consegnate alla corona sabauda in un tempo nel quale l'Europa aveva lasciato da tempo il feudalesimo, mentre questo in Calabria era ancora forte, e i contadini non contavano niente, ed erano in uno stato di disperazione. Vorrei sapere come mai personaggi tipo Garibaldi, Vittorio Emmanuele II, Cavour e Mazzini, i cui nomi si trovano nelle principale piazze e vie del meridione, sono onorati dal popolo che da loro è stato sfruttato e massacrato.
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Caro Scarola, è vero. Nella toponomastica italiana e nei monumenti delle piazze italiane i «padri della Patria» fanno la parte del leone. Il che pare stravagante a uno, come lei, che dell'Unità ha una pessima opinione. Ancor più stravagante le parrà, immagino, che nel referendum istituzionale del 2 giugno 1946 la maggior parte dei voti in favore della monarchia sabauda sia venuta dalle terre meridionali. Non mi sembra il caso d'affrontare, nelle poche righe di questa «Stanza», le polemiche antirisorgimentali. Mi limito a una sola osservazione (dopo averle reso merito per l'interesse che tributa, da emigrato di lunga data, alla storia del suo Paese d'origine). L'osservazione è questa.

I «baroni», e la struttura feudale della società, e la miseria contadina e ancora, aggiungo, l'analfabetismo dominante furono una creazione piemontese o furono piaghe che caratterizzarono il sud della penisola sia prima dell'Unità sia dopo? Lo so, alcuni nostalgici dei Borboni - se i puristi lo vogliono posso scrivere dei Borbone - favoleggiano d'un sud prospero e avanzato. Privo di strade, ma questo pare un dettaglio di scarsa rilevanza. La realtà era - non secondo me che non conto nulla ma secondo grandi meridionalisti - ben diversa. Per non dire opposta.

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