Gian Maria De Francesco
da Roma
Il Mezzogiorno è stato la locomotiva dellexport italiano nei primi nove mesi del 2005. I dati Istat sul commercio estero, diffusi ieri, rivelano che le Regioni meridionali hanno contribuito significativamente alla crescita del 3,5% su base annua delle esportazioni del nostro Paese. In particolare, la migliore performance è stata quella delle Isole (+26,9%). Lexport della Sicilia e della Sardegna ha complessivamente registrato un tasso di incremento prossimo al 30 per cento. Anche il resto del Sud (+3,6%) si è ben comportato piazzandosi poco dietro il Nord-Ovest (+5,1%). In controtendenza il Nord-Est (+2,5%) e il Centro che ha addirittura segnato una flessione tendenziale dell1,9 per cento.
La Lombardia resta sempre e comunque il vero motore dellexport con 61,7 miliardi di euro (il 28,5% del totale) e un incremento annuo del 6,1 per cento. Allo stesso modo, anche la Liguria (+15,6%) ha evidenziato un trend positivo, accompagnata da Emilia Romagna (+7,4%), Molise (+15,2%) e Puglia (+6,3%). Un leggero arretramento è stato segnato dal Veneto (-2%) che ha risentito della flessione dellexport manifatturiero e di quello tessile.
Insomma, a dispetto dei catastrofismi, il made in Italy nei primi nove mesi del 2005 ha dimostrato di essere ancora competitivo e di avere ancora appeal sui mercati internazionali. Prova ne è la crescita delle esportazioni verso la Russia (+23,4%), il Sud America (+12%), i Paesi Opec (+6,9%) e gli Stati Uniti (+5,4%). Lexport verso i Paesi dellUnione Europea, invece, ha segnato una leggera stagnazione (+1%) anche se le imprese del Nord-Ovest e quelle meridionali hanno dimostrato di sapersi ben comportare anche sui mercati continentali. Le esportazioni verso la Gran Bretagna hanno mostrato un calo (-6,3%) che ha interessato tutte le imprese italiane senza distinzioni territoriali.
Ma qual è stato il settore che ha trainato il boom italiano allestero? Quello dei prodotti petroliferi raffinati che ha registrato un incremento del 44,9% su base annua. Il caro-greggio e i centri di eccellenza italiani nel settore oil sono stati determinanti. Si sono ben comportati anche i prodotti minerari (+21,4%) , i metalli (+9,1%) e i prodotti chimici (+8,5%). Tessile, abbigliamento e prodotti in cuoio hanno continuato a soffrire la concorrenza internazionale.
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