Caro Massimiliano Lussana, affronto il problema rifiuti a Genova: il sindaco chiama (cittadini, preferite la discarica alla fragola o l'inceneritore alla crema?) Beppe Grillo risponde con un monologo ai suoi «bloggini», i giornali raccontano, ma non approfondiscono. Un'altra occasione perduta per fare chiarezza su un problema che necessita di essere affrontato seriamente, non con la faciloneria delle scorse settimane. Vorrei provare a fare il punto della situazione per chiarire lo scenario ed inquadrare il problema. La normativa di riferimento in materia di rifiuti è il d.l. 97/22, meglio noto come Decreto Ronchi, che recepisce diverse direttive comunitarie. L'importanza del decreto sta nell'introduzione del concetto di «gestione integrata dei rifiuti», cioè di una politica di riduzione della loro produzione, di riutilizzo e di smaltimento. Altro concetto cardine è l'autosufficienza degli Ambiti Territoriali relativamente allo smaltimento in discarica. Il decreto stabilisce inoltre la possibilità di smaltire in discarica, a partire dal 2000, unicamente rifiuti inerti; quest'ultima norma è del tutto inapplicata a seguito di ripetute proroghe. Nel 2000, in Italia, la produzione annua per abitante di rifiuti solidi urbani o equivalenti e stata pari a 501 kg (514 nord, 547 centro, 454 sud). Nel contempo l'incidenza della raccolta differenziata è stata pari al 15% (25% nord, 12% centro, 3% sud). La Liguria ricalca la media nazionale sia per quanto riguarda la produzione di rifiuti sia per quanto riguarda la raccolta differenziata. L'entità del problema rifiuti si può apprezzare confrontando queste cifre con gli utopici traguardi europei: 300 kg annui entro il 2010, ed italiani: 35% di raccolta differenziata entro il 2003. All'atto pratico vi sono due possibilità: l'immagazzinamento presso una discarica così come raccolti oppure il «trattamento» per facilitarne l'immagazzinamento. Entrambe le possibilità possono prevedere, a monte, un qualche recupero della parte «nobile» dei rifiuti. La prima opzione, l'utilizzo cioè di discariche tradizionali, non è più perseguibile in quanto comporta gravi danni ambientali (inquinamento del suolo, emissione di gas serra...); proprio per questo motivo essa è stata inibita sia dalle norme comunitarie sia da quelle nazionali. La seconda opzione è la «termovalorizzazione», vale a dire il recupero di energia - sotto forma di elettricità, calore... - che si ottiene attraverso l'incenerimento dei rifiuti (possibilmente preceduta da una raccolta differenziata) a cui segue il confinamento delle ceneri inerti in apposite discariche: si tratta di un sistema adottato sempre più di frequente in molte nazioni dello scenario mondiale, alcune delle quali ospitano impianti di termovalorizzazione anche all'interno di aree urbane (Svezia, Francia, Canada); è fuori di dubbio che, rispetto alle discariche, gli inceneritori rappresentino un deciso passo avanti: e tuttavia le emissioni inquinanti di questi impianti, dovuti alle sostanze nocive contenute nei rifiuti se non addirittura prodotte durante combustione (e.g. le diossine) allevia solo in parte, ma non risolve affatto, il problema ambientale, rendendo quindi necessario ricercare altri sistemi, più sofisticati, capaci di affrontare in maniera soddisfacente la questione e risolverla nel pieno rispetto dell'ecosistema. Gli studi più recenti in materia indicano con sicurezza tale sistema nella tecnologia al plasma, che rappresenta la scelta dominante per la soluzione del problema dello smaltimento dei rifiuti. Da un punto di vista strettamente ambientale la termovalorizzazione mediante torcia al plasma non solo non presenta rischi ma produce i seguenti benefici: - Recupera materiali che diversamente andrebbero perduti; - Riduce l'emissione di «gas effetto serra»; - Genera un considerevole risparmio energetico. Da quanto sopra emerge che il nocciolo della questione non è termovalorizzatore sì o no, in quanto una risposta negativa comporterebbe l'uso di discariche, nettamente peggiori per la salute e per l'ambiente. Ci si dovrebbe interrogare piuttosto sulla tipologia del termovalorizzatore.
Nella fattispecie un termovalorizzatore al plasma è nettamente superiore ad un inceneritore, di qualsiasi tipo esso sia. Purtroppo temo fortemente che la scelta della giunta comunale si orienterà verso un inceneritore «tradizionale» (leggasi antiquato), piuttosto che verso un termovalorizzatore al plasma. Distinti saluti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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