Il terrorismo e l’indifferenza dei Paesi arabi

Gianni Baget Bozzo

Il problema dei rapporti tra guerriglia e terrorismo che è emerso nelle aule giudiziarie italiane è il principale problema giuridico del nostro tempo. La guerriglia ha una lunga storia, ha una base popolare, una struttura, una organizzazione, rappresenta la lotta di un popolo per la sua indipendenza, è un fenomeno di massa. Il terrorismo è un fatto anch'esso non nuovo e certamente la guerriglia conosce l'uso del terrorismo. Ma il terrorismo che ha fatto irruzione nel nostro tempo con la seconda intifada e con le Torri Gemelle è diventato un fenomeno autonomo rispetto alla guerriglia, ha praticamente sostituito l'azione di combattimento con il sacrificio individuale, del tutto imprevedibile e destinato a colpire solo civili, ha cioè perso ogni carattere di guerra. Non ha alla sua base il diritto dei popoli all'autodeterminazione, che è la base storica della legittimità della guerriglia. Il terrorismo suicida è un fatto interamente nuovo, andrebbe definito proprio sulle caratteristiche di bomba umana, con una realtà che sta al di fuori di ogni regola di guerra e che richiede però una organizzazione segreta e una propaganda capillare, una organizzazione tesa al terrore inteso appunto nella figura della bomba umana.
Ma il tema guerriglia e terrorismo è comparso anche nel vertice euroarabo di Barcellona, a cui erano chiamati a partecipare i Paesi dell'Unione Europea e della costa sud del Mediterraneo, i Paesi protagonisti sia del terrorismo che dell'immigrazione. Il vertice è fallito al suo iniziare perché i leader dei Paesi arabi invitati non vi hanno partecipato, salvo il presidente palestinese, Mahamud Abbas, e si sono fatti rappresentare dai loro incaricati. Ciò significa che per i Paesi arabi del sud Mediterraneo il vertice euromediterraneo non era un fatto importante. La conferenza stampa conclusiva è stata fatta solo da esponenti europei. Eppure un evento è stato oggetto della conferenza, essa ha prodotto un documento sul terrorismo, ma esso del terrorismo non contiene alcuna definizione.
È importante che si riaffermi la condanna del terrorismo in tutte le sue forme e manifestazioni, la volontà di sradicarlo e di combattere quanti lo sostengono. Ma non è stato preso nessun impegno comune, non è stata decisa alcuna azione comune contro il terrorismo da parte degli Stati partecipanti alla conferenza. Ciò significa che un vertice euromediterraneo non esiste e quindi non esiste una piattaforma comune per la lotta al terrorismo.
Il documento lascia alla decisione dei singoli Paesi lo scambio di informazione sui terroristi e sulla loro rete di appoggio. E su base volontaria è anche resa possibile l'assistenza tecnica. Quello che è più interessante è l'impegno congiunto a concludere la Convenzione globale sul terrorismo internazionale, includendo in essa la definizione di ciò che si intende per terrorismo, prima della prossima assemblea generale delle Nazioni Unite. Ha pesato sulla conferenza il problema originario della connessione tra guerriglia e terrorismo, quello dove la connessione tra guerriglia e terrorismo è nata, cioè il conflitto israeliano-palestinese. Ma rimane il fatto che una conferenza euromediterranea, a carattere istituzionale, sia andata praticamente fallita per l'assenza dei leader arabi. Su di essi grava il problema della demografia crescente dei loro popoli e dei problemi sociali che questa pone ed in cui essi vedono le possibili radici di una influenza terrorista nei loro territori. L'accordo con gli Stati arabi sia per quanto riguarda l'immigrazione sia per quel che riguarda il terrorismo sono fondamentali per i paesi europei e per i paesi arabi.

Che la conferenza si sia ridotta ad affermazioni generiche indica che l'organizzazione che comprenda Europa e il sud del Mediterraneo, pur così importante, specie per il nostro Paese, non esiste ancora.
bagetbozzo@ragionpolitica.it

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