Benny Casadei Lucchi
nostro inviato a Montreal
È anche smagrito, Jean Todt. A pochi metri da lui, Schumi in bermuda chiacchiera con gli immancabili amici portati in gita premio. Il tedesco sorride pensando «a quanto sono stato fortunato nonostante un week end sfortunato»; monsieur Jean Todt non sorride. Lo fa sempre poco e lo fa meno adesso «perché è andata come a Silverstone, e noi non possiamo essere contenti di un secondo posto». Scoramento e orgoglio salternano nellanimo del direttore generale della Ferrari perché la Rossa è confusa. La passata stagione fu un disastro, questanno a volte vince, più spesso perde, troppo spesso arriva alla gara convinta di spaccare il mondo e il mondo spacca lei.
Signor Todt, vi sta succedendo troppe volte.
«A parte il fatto che comunque arriviamo secondi e questo non vuol dire non essere competitivi... Però è vero che le prove tra gp e gp danno indicazioni che sono valide solo fino ad un certo punto: troppo diversi i vari circuiti, troppo diversi anche i tipi di asfalto».
Anche qui colpa delle gomme?
«Qui ci è mancata aderenza».
Però non cè mai stata storia: Alonso è di un altro pianeta.
«Non fanno errori: Fernando sta facendo un lavoro eccellente, e con lui tutta la Renault. Ma la gara di Michael è stata compromessa al via, quando è partito male a causa di un dispositivo che non ha funzionato a dovere: con Trulli davanti per 24 giri, la sua corsa è finita lì. Comunque, in chiave mondiale per noi tutto resta aperto, anche se più complicato. In fondo ci sono 9 gare, e Michael insegue a 25 punti».
Che cosa potete fare?
«Solo lavorare e lavorare.
A proposito di lavoro: qualcuno sostiene che Schumi poteva evitare di andare in vacanza prima di questa trasferta...
«Suvvia, i nostri piloti titolari lavorano fin troppo».