Economia

«Abbiamo energia per superare ogni crisi»

«Tra gli anni 80 e 90 l’ombrello finanziario creato da Cuccia fu per noi determinante»

«Abbiamo energia per superare ogni crisi»

Nicola Porro

da Milano

Cento anni proprio oggi. E la famiglia Falck se li porta bene. Ha saputo cambiare lavoro, dall’acciaio alle energie rinnovabili; ha cambiato religione, dal calvinismo protestante dei fondatori che scesero a metà 800 dall’Alsazia a Dongo al cattolicesimo illuminato di Alberto; ha contribuito a fondare prima della fine della guerra la Democrazia cristiana, ma ha saputo utilizzare al meglio i consigli del principe laico della finanza milanese, Enrico Cuccia. Quella dei Falck è la storia della grande borghesia milanese che ha saputo giocare con il proprio destino, senza gettare alle ortiche la cattiva forma di una generazione.
«Abbiamo visto un Regno - dice in questa intervista Federico Falck, l’ingegnere che guida le nuove attività di casa -, una dittatura, qualche guerra, una ricostruzione, gli anni di piombo e l’euforia, la depressione e la bolla speculativa. E il filo della nostra azienda non si è spezzato. Siamo ancora qua».
Ma senza acciaio, senza la siderurgia a cui la sua famiglia è indissolubilmente legata.
«Il mercato siderurgico è stato il primo a essere stato globalizzato. La scelta di mio fratello Alberto di uscire è stata dolorosa, ma saggia. Oggi nel settore delle energie rinnovabili stiamo andando molto bene. Insomma Alberto è stato una luce che ci ha portato fuori dal tunnel».
Con qualche bisticcio familiare. Suo cugino Giorgio voleva insistere sulle tradizioni industriali di famiglia.
«Un’azienda che dimentica la propria storia è senza futuro. Quella scelta fu per noi lacerante. E dirò di più. Io sono un ingegnere. E per filosofia e astrattamente sarei anche stato più in sintonia con nostro cugino Giorgio. L’uscita dall’acciaio per noi è stata una vera divisione d’amore: dal nostro dna industriale e dalla nostra compattezza familiare. Ma è stata la decisione giusta e Giorgio ha sbagliato in buona fede».
A pochi mesi di distanza sia Alberto, sia Giorgio sono poi scomparsi...
«Accomunati da un tragico destino. Ma penso che la frattura si fosse ricomposta, non rappresentava più un problema».
Un grande aiuto vi arrivò dalla laica Mediobanca di Enrico Cuccia.
«Alberto era l’uomo della finanza. Cuccia mi è capitato di vederlo qualche sabato mattina quando si incamminava per andare in banca. Ma con mio fratello costruirono un ombrello finanziario che ci ha dato una grossa mano a cavallo degli anni ’80-90, quando si manifestarono i nostri primi affanni. Una istituzione che ha saputo creare le condizioni per la nostra riconversione. E non siamo i soli industriali a riconoscerlo».
I Falck rappresentano cento anni di industria, ma non solo.
«Mio padre, a casa nostra a Milano in via Tamburini, contribuì all’atto di fondazione della Democrazia cristiana. Per le sue idee finì in galera e poi diventò fino alla sua morte senatore della Dc».
E oggi si parla di declino, di crisi dell’industria manifatturiera.
«Guardi, abbiamo visto molte crisi. Nella nostra storia, come in quella del capitalismo italiano, le crisi sono quasi fisiologiche. È chiaro, oggi il manifatturiero pesante sta cambiando. Ma gli italiani hanno voglia. Hanno un nerbo non comune.

Le crisi si superano».

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