Cronaca locale

Abiti e servizi da tè: a Milano esplode la moda dell’usato

La cultura dell’«usa e getta» va in soffitta anche a Milano. Mentre dai solai polverosi tornano a nuova vita il vecchio cassettone, l'album fotografico della nonna, l’abito da sposa della sorella maggiore. Un’indagine della Camera di commercio svela che a Milano i punti vendita delle cose usate sono aumentati del 38% tra il 2004 e il 2009, con una presenza di ben 232 imprese attive sul territorio cittadino. Tanto che saremmo secondi nella classifica delle province italiane più attive in questo settore, preceduti solo da Roma (394 negozi) e seguiti da Napoli (206).
Cosa sta succedendo? «Succede che la crisi economica, vera o presunta, ha ridestato anche in Lombardia i valori del recupero e del riuso». Chi parla è Gianni Perbellini, presidente della Mercatino Srl, la maggiore catena italiana di negozi e bazar dell’usato in franchising, con 170 punti vendita affiliati in tutta Italia e 25 milioni di articoli usati venduti ogni anno. Ma la crisi produce anche altro. «La gente sta scoprendo - prosegue l’esperto - come sia bello riutilizzare le vecchie cose in modo creativo». Il baule mezzo ruggine che diventa porta-tv è solo l’esempio più banale. A Milano l’usato è gestito da cooperative sociali, oppure da negozi che praticano il conto vendita (chi propone l’oggetto viene liquidato dal negoziante a un mese dall’avvenuta transazione). C’è anche un operatore, il Cash Converters di viale Vittorio Veneto, che invece acquista subito in contanti il vecchio orologio o altro. «Effettivamente stiamo constatando una crescita progressiva di interesse da parte dei milanesi - dice per esempio Primo Tavelli, ex direttore commerciale e oggi responsabile del grande bazar «Di mano in mano» (2mila 500 metri quadrati) da 10 anni presente in viale Espinasse, 97 -. Se ai mobili si rivolgono soprattutto gli extracomunitari, c’è pure una crescita di patiti del bric-à-brac, attratti da anticaglie, libri (15mila i titoli movimentati ogni anno) e capi d’abbigliamento». Il negozio fa parte di una cooperativa sociale attiva da 25 anni che i prossimi 7 e 8 novembre organizzerà una grande mostra di antiquariato presso il Centro San Fedele. Il materiale in vendita proviene principalmente da sgomberi (mobili ed elettrodomestici) e da singoli cittadini che conferiscono gratis il loro usato (libri e indumenti). Qui non è raro imbattersi in qualche chicca: dal libro di storia del 1845 (280 euro); ai 20 volumi del Grande Dizionario Enciclopedico Utet (200 euro); fino al suggestivo olio su tela di scuola leonardesca.
Che l’oggetto usato stia diventando un «must» ce lo confermano anche gli operatori del conto vendita. «Negli ultimi due anni da me c’è stata una forte crescita di interesse per l’abbigliamento». Patrizia Caracciolo è la titolare di New Life in piazza Amati, 3, uno dei bazar dell’usato più attivi in città. «Nei negozi come il mio - prosegue - i capi firmati in buone condizioni, si vendono anche con sconti del 60 per cento sul prezzo di listino». Basta guardare tra gli espositori per scovare subito un completo maschile di Visconti a 30 euro o un paio di pantaloni Prada a 50. E poi piccoli elettrodomestici, una parete attrezzata in ciliegio con ante e scaffali in vetro a 390 euro. Spesso in questo settore vendere non è tutto: insieme a Amsa, Comieco (riciclo imballaggi a base cellulosica) e Coop, la Caracciolo organizza corsi di ecologia pratica nelle scuole medie milanesi con visite guidate alle riciclerie perché «il riuso è cultura».

Forse anche per questo il fenomeno è osservato con interesse dalle stesse istituzioni: si tratta pur sempre di un mercato che, ogni anno, movimenta milioni di metri cubi di merci che «restano in vita» e non vanno a ingolfare discariche e riciclerie.

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