Cronaca locale

Attentati alle moschee, è definitiva la condanna per l'ex Prima Linea

La cassazione ha confermato la sentenza d'appello con cui il tribunale di Milano aveva inflitto 8 anni e mezzo a Roberto Sandalo, un tempo terrorista rosso, poi fondatore del «Fronte cristiano combattente»

È definitiva la condanna a 8 anni e mezzo di carcere per Roberto Angelo Maria Severini, meglio noto come Roberto Sandalo, accusato con Maurizio Peruzzi di aver commesso tra giugno 2006 e aprile 2008 dodici attentati ai danni di sedi e luoghi di culto della comunità islamica. La Cassazione ha confermato la condanna per l'ex terrorista di Prima Linea. Sandalo risponde di aver dato vita a un'organizzazione denominata Fronte cristiano combattente. Dopo l'arresto del 9 aprile 2008 in seguito a due attentati incendiari davanti al Centro Culturale Islamico di via Quaranta e poi davanti al Centro islamico di Segrate, è stato processato con rito abbreviato per detenzione e porto in luogo pubblico di armi da guerra o simili, minaccia, danneggiamento, incendio, falso e furto con le aggravanti di aver eseguito gli attentati per odio razziale e la recidiva reiterata, specifica e infraquinquennale. Nelle motivazioni della sentenza di primo grado emessa il 5 novembre 2008, il gup Marco Maria Alma scriveva che «Severini si è sostanzialmente arrogato (per fortuna senza alcun seguito) di essere una sorta di guerriero e paladino della cristianità contro l'Islam, cercando di dare sfogo a tale ideologia con azioni di tipico marchio terroristico (volte a colpire indiscriminatamente gli obbiettivi in relazione alla loro mera connotazione religiosa)». Secondo Alma «è del tutto chiaro che Severini (e con esso talvolta il Peruzzi) non abbia agito semplicemente perché provava un sentimento di avversione nei confronti degli islamici, ma perché aveva intenzione di provocare un'azione e, potenzialmente, una reazione pubblica nei confronti degli stessi».

E se l'ex pentito non ha mirato ad uccidere pur utilizzando armi «caratterizzate dalla "micidialità"» come pipebomb e bottiglie incendiarie, i suoi attentati «hanno prodotto il rischio che si potesse innescare una sorta di pericolosissimo 'cortocircuitò con reazioni della comunità islamica, reazioni per fortuna on avvenute solo grazie a un composto atteggiamento da parte di quest'ultima». Di qui la condanna a 9 anni e 9 mesi di reclusione. Il 7 aprile scorso la pena era stata ridotta in appello a 8 anni e mezzo di carcere. Il coimputato aveva patteggiato 4 anni.

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