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"Non solo detenzioni e rimpatri". La Cei fa la predica al governo

A poche ore dal Cdm sul nuovo decreto migranti, l'allarme preventivo del segretario generale della Cei: "Rischio che soluzioni danneggino la dignità della persona"

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"Esprimiamo tutta la nostra preoccupazione per una soluzione del problema dei migranti solo in termini di respingimento, di contenimento e di ordine pubblico". La Cei legge l'attualità a modo proprio, facendo la predica al governo. Le parole pronunciate nel pomeriggio odierno da monsignor Giuseppe Baturi, segretario generale della Cei, sono infatti risuonate come una sorta di prematuro "sermone". Il richiamo dei vescovi, del resto, è arrivato proprio a poche ore dal Cdm che in serata discuterà le nuove misure governative sui migranti, con interventi previsti per il contrasto all'immigrazione irregolare, sui minori non accompagnati, sulla sicurezza e sulla accoglienza.

Sebbene il testo del decreto legge sia articolato, la Cei ha concentrato le proprie osservazioni su un aspetto in particolare."È necessario che tutti i provvedimenti siano rispettosi della vita dell'uomo e che quindi non si protraggano detenzioni oltre la misura strettamente necessaria", ha affermato Baturi durante la conferenza stampa svoltasi al termine del Consiglio episcopale permanente. Poi, il segretario generale della Cei ha messo in guardia dal "rischio che le soluzioni siamo dannose alla dignità della persona". E ancora, ha aggiunto: "È necessario attivare tutti gli altri percorsi perché le vite siamo accolte, protette, promosse e integrate come dice il Papa. Non assimilate a noi ma integrate nella loro identità. Non si può ridurre la gestione del fenomeno a misure detentive in vista di un'azione di rimpatrio".

Con sincero rispetto per il monsignore, facciamo notare che in realtà l'Italia (a differenza peraltro di alcuni Paesi vicini) non è mai venuta meno al dovere dell'accoglienza e alla protezione dei richiedenti asilo. Il dl predisposto dal governo, in tal senso, non appare come una negazione di quei condivisibili valori ma come un modo per regolamentare una situazione ormai difficilissima da gestire, al punto essere diventata un vero e proprio ostacolo agli auspicabili processi di accoglienza dignitosa e di integrazione. Le norme proposte, inoltre, mirano a introdurre criteri di legalità più stringenti, ad esempio con la possibilità di espellere i titolari di permesso di soggiorno di lungo periodo in caso di "gravi motivi di ordine pubblico o di sicurezza dello Stato". Poi ci sono le strumentalizzazioni e le solite caricature del caso: come quelle di chi, da sinistra, paragona i Cpr ai campi di concentramento.

Sollecitato dai giornalisti a commentare le nuove misure sui minori e sulle donne incinte, Baturi ha aggiunto: "I minori hanno bisogno di maggiore tutela, così come le donne. Sui minori non accompagnati è necessario avviare una riflessione con le comunità locali, con le Regioni, c'è la necessità di conoscere le loro storie individuali, di proteggerli anche con l'aiuto di staff, di figure di professionisti capaci di accompagnarli. Le misure semplicemente detentive potrebbero non raggiungere lo scopo di un rispetto della dignità dell'uomo, su questo penso che è possibile un dialogo con la società civile, con la Chiesa, con le autonomi locali, con il mondo del Terzo settore". Anche qui, però, l'apprensione della Cei appare preventiva se non addirittura infondata. Già nelle scorse ore, infatti, fonti di palazzo Chigi avevano definito "priva di ogni fondamento" la notizia secondo cui le donne in gravidanza con il nuovo decreto migranti sarebbero eliminate dalle categorie ritenute vulnerabili a cui riservare accoglienza particolare. "È invece esattamente il contrario", avevano spiegato le medesime fonti.

Ma l'esortazione dei vescovi non si è limitata al tema migranti.

Nel comunicato finale del Consiglio permanente della Cei si legge infatti: "Mentre aumenta la povertà, desta qualche preoccupazione il disegno di legge sull'autonomia differenziata che, nell'attuale formulazione di alcuni articoli, potrebbe rischiare di allargare ulteriormente la forbice delle diseguaglianze".

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