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Premiato il giudice anti-governo: vicina la nomina del Csm a Catania

In attesa della decisione del plenum, il magistrato Sebastiano Mignemi - che non aveva risparmiato commenti pungenti contro esponenti di centrodestra - a breve diventerà presidente di sezione della Corte di Appello del comune etneo

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Dopo che negli ultimi mesi sono emersi pubblicamente suoi post politici su Facebook contro Giorgia Meloni e altri esponenti del centrodestra, il magistrato Sebastiano Mignemi è ormai molto vicino alla nomina a presidente di sezione della Corte di Appello di Catania. Nella giornata di ieri infatti, la quinta commissione del Consiglio Superiore della Magistratura (quella che si occupa di nomine) ha dato il via libera alla toga con cinque pareri favorevoli e l'unica astensione della consigliere laica, Daniela Bianchini (in quota Fratelli d'Italia). Spetterà ora quindi al plenum del Csm ratificare in maniera definitiva l'assegnazione dell'incarico a Mignemi, finito nell'occhio del ciclone mediatico per alcuni suoi pungenti giudizi contro soprattutto il presidente del Consiglio, Matteo Salvini, Silvio Berlusconi e Nello Musumeci.

Il togato presiede al momento la sezione penale (prima Corte di Assise) del Tribunale etneo e, nel mese di ottobre 2023, vennero a galla suoi commenti a dir poco severi esternati sul proprio profilo social che "chiarivano" senza riserve il suo orientamento politico. Uno dei suoi bersagli più frequenti era Musumeci quanto era presidente della Regione Sicilia. In più di un'occasione lo stesso magistrato apostrofava come "fascista" l'attuale ministro della Protezione Civile il presidente della Regione (lo fece nel giugno 2020 e poi il 22 ottobre 2022, in occasione del giuramento dei ministro del governo Meloni).

A proposito poi della visita istituzionale della premier in Etiopia, sulla sua bacheca il 17 aprile 2023 aveva condiviso un post di una pagina satirica, corredato da emoticon sorridenti, nel quale si leggeva: "La Meloni in Etiopia. Ma allora è un vizio!". Pochi giorni dopo, stesso schema con annesso refuso: "Berlusconi è un precursore della sostituzione etnica dai tempi della nipote di Mubark". Sullo storico leader di Forza Italia, del resto, rilanciò sempre sul suo profilo Facebook (nel 2017) un commento al vetriolo di Satrapus su alcune dichiarazioni dell'ex presidente del Consiglio. Non mancarono pure le condivisioni di alcuni titoli di giornale come: "25 aprile a Marzabotto, l'Anpi appoggia la scelta della sindaca di non volere sul palco La Russa e i nostalgici: 'Giustissimo'". E ancora un pezzo online: "Santanchè sfrecciava in Maserati e i dipendenti erano senza paga".

Il profilo Facebook di Sebastiano Mignemi - è giusto sottolinearlo - non è pubblico. Il giudice, però, ha oltre mille contatti. Migliaia di persone che si trovano di fronte frasi e giudizi che non sono certo l'eccezione sui social. Ma che, espresse da un giudice, possono creare un certo disappunto. Un caso che, ai tempi, venne paragonato a quello della collega di distretto Iolanda Apostolico, ma il diretto interessato durante l'audizione in quinta commissione respinge le accuse al mittente. A chi gli chiede se rifarebbe i post, Mignemi ha replicato: "Probabilmente esprimerei le stesse opinioni, non con la stessa forma e non con gli stessi accenti polemici che il mezzo nel quale vengono veicolate amplifica". Poi ha chiosato: "Non ho mai portato dentro un mio provvedimento, un mio convincimento, per rispetto della toga che indosso.

Quando entro al palazzo di giustizia le mie idee restano le mie idee; il mio lavoro sono le mie carte".

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