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Eni incassa mezzo miliardo dai tedeschi: "Violato contratto per le forniture di gas"

Il gruppo Uniper, controllato dallo stato tedesco, dovrà pagare 550 milioni a una società europea di cui non cita il nome. Secondo Reuters si tratta della multinazionale italiana dell'energia

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La Germania dovrà risarcire Eni. Il gruppo energetico tedesco Uniper ha perso un arbitrato internazionale che lo vedeva contrapposto a una società europea dell'energia per un contratto a lungo termine di fornitura di gas naturale liquefatto (Gnl) scaduto nel 2022. La compagnia, nazionalizzata da Berlino nel pieno della crisi energetica conseguente alla guerra in Ucraina nel 2022 che ha fatto segnare perdite record l'anno scorso, è stata condannata a pagare una somma pari a 550 milioni di euro.

La società anonima di cui non viene fatto il nome nei comunicati ufficiali rilasciati da Uniper, che ha preannunciato un onere di oltre mezzo miliardo di euro nel 2023, sarebbe l'italiana Eni. Lo scrive l'agenzia di stampa Reuters, precisando che il contenzioso legale era iniziato nel 2021 a causa di un contratto a lungo termine firmato prima che Uniper nascesse nel 2016 come costola di E.On in Germania.

Eni, contattata da il Giornale, ha dichiarato che "non si trova nella posizione per poter confermare o commentare questa indiscrezione", poiché "gli arbitrati sono in generale coperti da confidenzialità". Risposta piuttosto standard in questi casi, trattandosi di tema delicato che nessuno intende sfiorare per via degli eventuali accordi di riservatezza tra le parti.

Ad ogni modo i primi effetti della vittoria legale degli scorsi giorni si sono subito visti in borsa, con Eni che ha chiuso in rialzo nella giornata di martedì 28 novembre (15,20€ con una crescita dell'1,12%). Uniper ha fatto sapere invece che si appellerà alla decisione della Camera internazionale del Commercio, ma questa notizia è un'altra grana che si aggiunge alla serie di fallimenti e sconfitte accumulate nell'ultimo periodo dal governo tedesco in materia energetica e finanziaria.

Dopo lo stop ai fondi Covid per il clima da parte della Corte costituzionale federale, che ha paralizzato la capacità di spesa di Berlino, il "salvataggio" di Siemens Energy e la fine dell'era del gas russo a basso costo, la Germania si ritrova ora a pagare le conseguenze di una strategia energetica spericolata e poco lungimirante che sta tenendo la sua economia nelle sabbie mobili, malgrado le mosse disperate tentate dal cancelliere Olaf Scholz per calmare i timori per una recessione.

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