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Vinitaly 2023, il made in Italy a portata di calice

La 55esima edizione della fiera dedicata al vino a Verona, tra i numeri da record e la passione dei produttori italiani

Vinitaly: scoprire la ricchezza italiana con un calice in mano

La 55esima edizione del Salone internazionale dei vini e distillati racconta con orgoglio le storie e i prodotti delle oltre quattromila cantine italiane ed internazionali esposte nella principale vetrina mondiale del vino. Con Vinitaly 2023, la città di Verona si conferma fulcro del commercio enologico e cornice ideale per la promozione dei prodotti italiani. Una Veronafiere vivacissima e affollata ha fatto da palcoscenico perfetto per presentare uno degli asset più importanti della nostra economia: il settore vitivinicolo italiano vanta infatti un fatturato da oltre 31,3 miliardi di euro ed è il campione dell’export made Italy. Nel corso del 2022 le esportazioni hanno sfiorato gli 8 miliardi di euro, trainate dalla vendita di spumanti italiani in tutto il mondo. Maurizio Danese, amministratore delegato di Veronafiere, ha spiegato all’Osservatorio Uiv-Vinitaly che “rispetto al 2010, il valore delle esportazioni sparkling tricolori è cresciuto di quasi il 400%, con l’ascesa del Prosecco che rappresenta un caso di scuola anche per altri settori del made in Italy. Nel 2022 gli spumanti italiani hanno raggiunto 168 destinazioni: una dimensione sempre più globale che si riflette sulla scala della rappresentatività internazionale al Vinitaly.

Il grande ritorno degli agenti cinesi e giapponesi

I numeri sono importanti, e quelli del Vinitaly 2023 parlano di un’edizione da record. L'Agenzia Italiana per il Commercio Estero ha comunicato che sono stati fissati più di 10mila appuntamenti ancora prima dell'inizio della manifestazione. Più di 1000 top buyer – superacquirenti selezionati e invitati da Veronafiere – sono giunti a Verona da oltre 68 nazioni (il 43% in più del 2022), e si prevede che effettueranno ordini sostanziosi nel corso della fiera. Un contingente così fornito e variegato, in cui spicca il grande ritorno di agenti cinesi e giapponesi tra i colleghi europei, americani ed asiatici, testimonia la centralità di questa manifestazione fortemente orientata al business.

Zaia: "Il Veneto è come Babilonia, qui vengono tutti"

Molte le figure istituzionali presenti a confermare l’importanza strategica del settore, che impegna nel Paese 530mila imprese e un totale di 870mila lavoratori. Hanno brindato al Vinitaly il presidente della Camera Lorenzo Fontana e i ministri di Agricoltura e Cultura, Francesco Lollobrigida e Gennaro Sangiuliano, ma anche il vicepremier Matteo Salvini e il ministro degli Esteri Antonio Tajani. L’entusiasmo della regione Veneto traspare dalle parole del presidente Luca Zaia: “Il Veneto è come Babilonia, qui vengono tutti, non si può non passare per il Vinitaly. Partecipare significa affermare una tradizione identitaria e produttiva”. Lunedì 3 aprile anche il premier Giorgia Meloni ha fatto visita a Verona, confermando l’impegno del governo a supporto del settore:"Siamo i primi produttori al mondo. Ci sono famiglie che portano avanti tradizioni importanti, ma fondamentale è anche il ricambio generazionale. Quindi, l'impegno del governo anche con i provvedimenti che abbiamo immaginato a sostegno non solo delle produzioni di eccellenza, non solo a sostegno dell'impresa nel suo complesso ma anche a sostegno dei giovani e del ricambio generazionale".

La passione dei produttori, vero cardine della filiera

I veri protagonisti di questo evento rimangono però i produttori. Descrivendo la storia e le caratteristiche dei loro vini con la passione di chi cura il prodotto dal grappolo alla bottiglia, accompagnano i visitatori dalle colate laviche delle pendici dell’Etna alle dolci colline del Valdobbiadene, passando per i pendii delle Langhe e i terrazzamenti della Val di Cembra in un viaggio coinvolgente e inebriante. Grazie alla guida dei viticoltori, i corridoi tra gli stand dei padiglioni regionali si trasformano in tratturi erbosi e mulattiere pietrose, e i loro racconti trasportano gli assaggiatori tra i filari di vigne novelle o vecchie come i loro nonni.

Un tour dell'Italia attraverso le sue cantine

Il percorso nell’Italia da bere procede per tappe: appena il produttore mesce il vino ai suoi ospiti, il tintinnio dei calici segna l’inizio del viaggio. I bicchieri alzati controluce vengono esaminati in tutte le inclinazioni per coglierne le sfumature di colore o le scie di perlage. Una veloce rotazione nel calice aumenta l’ossigenazione del vino sprigionandone i profumi più complessi, e arriva il turno del naso. Prima una narice, poi l’altra, brevi respiri sono seguiti da versi di apprezzamento e domande molto specifiche, eventualmente intermediate da un traduttore: “fa l’acciaio?” (leggasi: l’affinamento di questo vino viene fatto in botti d’acciaio?) o "che legni?" (ovvero, in quali botti invecchia il prodotto e quali profumi secondari ne derivano?). Si discute allora di complessità, intensità e bouquet, di composizione del suolo ed esposizione al sole, di altitudine e brezze che spirano sulla vigna. Si giunge quindi al test per eccellenza, l’assaggio.

Una piccola quantità di vino viene aspirata insieme ad un filo d’aria, in un gesto non molto elegante ma certamente efficace per stimolare ancora le sostanze odorose che vengono apprezzate dalla lingua. La testa si inclina, le ciglia si corrugano e gli occhi si chiudono in un istante quasi meditativo che concentra tutta l’attenzione sulle papille gustative. “Buono vero?” il consumatore riapre gli occhi e torna presente tra i colleghi. I commenti sulla morbidezza, la tannicità e l’aroma si diluiscono in cronache familiari e racconti sul territorio e sulle vicende dell’azienda.

A lato delle degustazioni, i tavolini riservati all’interno degli stand degli espositori sono coperti di contratti stampati e penne dorate sopra i quali si agitano energiche strette di mano.

Rappresentano l’inizio del viaggio del vino italiano nel mondo, nel quale Vinitaly conferma di ricoprire un ruolo fondamentale.

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