Cronaca locale

Bimba nigeriana muore in ospedale a Cernusco sul Naviglio: è polemica

Una bambina nigeriana di 13 mesi è deceduta il mattino del 4 marzo all’ospedale Uboldo perché secondo il padre le sarebbero state rifiutate le cure necessarie in seguito all’esibizione di una tessera sanitaria scaduta. Ma l’ospedale smentisce

Bimba nigeriana muore in ospedale 
a Cernusco sul Naviglio: è polemica

Una bimba di 13 mesi morta per problemi burocratici: il padre, un nigeriano, a causa della recente disoccupazione non aveva potuto rinnovare la tessera sanitaria e questo avrebbe determinato fatali ritardi nelle cure al Pronto Soccorso dell’ospedale "Uboldo" di Cernusco sul Naviglio, in provincia di Milano, che avrebbe rifiutato le cure fino all’intervento dei carabinieri. La tragedia è iniziata la notte del 3 marzo: la bimba è morta verso le 5 del mattino del giorno dopo. I genitori - Tommy Odiase è il padre che dice «se fosse stata italiana questo non sarebbe successo», mentre ieri si è svolta una manifestazione di protesta a Carugate nell’hinterland del capoluogo lombardo dove vive la famiglia - hanno presentato denuncia per omicidio colposo a carico dei medici e dell’ ospedale.

Ci sarebbero «molte inesattezze», secondo l’ospedale di Cernusco, nell’articolo di Repubblica che questa mattina riporta la vicenda di una bimba nigeriana. A spiegarlo è l’Ospedale Uboldo , contattato dall’ANSA. «Diffonderemo una nota stampa per confutare le affermazioni che si leggono nell’articolo. Ci sono diverse inesattezze, stiamo raccogliendo tutti i dati per spiegare cosa è successo, compresi quelli sugli accessi degli stranieri temporaneamente permanenti».

Per fare chiarezza sulla vicenda bisogna aspettare gli esiti dell’autopsia: è il parere dell’avvocato della famiglia nigeriana, Marco Martinelli. «Aspettiamo gli esiti dell’autopsia che ci chiariscano cosa realmente è successo, dopo di che sarà prima di tutto la Procura della Repubblica a procedere con il procedimento penale. Noi in questa fase siamo in attesa» ha dichiarato il legale ad Apcom.  «Quello che è successo - continua l’avvocato - è che questa bimba ricoverata in ospedale è morta inspiegabilmente, quindi quello che ci preme capire è innanzitutto per quale ragione la bimba sia morta, se è stato fatto tutto quello che avrebbe dovuto essere fatto per garantire la vita e la salute della bimba. Questa risposta ce la darà credo l’autopsia, siamo in attesa di sapere cosa ci dica». L’autopsia, a quanto afferma l’avvocato, è stata fatta il 12 marzo: il consulente della famiglia ha calcolato una sessantina di giorni prima di avere un quadro almeno provvisorio, perchè aspetta assieme al consulente della procura gli esiti degli esami istologici e altri vari esami clinici. «La bimba è stata comunque ricoverata e nonostante il ricovero è morta, questi sono i fatti. Cosa sia stato fatto in quei due giorni in cui era in ospedale se fosse adeguato o meno lo appureremo all’esito del procedimento o già dell’autopsia» ha concluso Martinelli.  

Ignazio Marino, presidente Commissione parlamentare d’inchiesta sul Servizio sanitario, ha chiesto al Nas di aprire un’istruttoria perchè «se alla piccola fossero state negate le cure perchè aveva una tessera sanitaria scaduta, ci troveremmo di fronte ad un fatto inaccettabile». I deputati del Pd Emanuele Fiano, Livia Turco, Barbara Pollastrini, Andrea Sarubbi e Antonio Misiani hanno dichiarato in una nota: «Abbiamo proposto una interrogazione parlamentare al ministro Fazio, per fare chiarezza sul caso della morte della bambina nigeriana, di 13 mesi, avvenuto dopo il presunto mancato ricovero nella struttura ospedaliera di Cernusco. Crediamo che sia giusto comprendere bene come siano andate le cose accertando tutte le eventuali responsabilità, anche attraverso un’inchiesta interna del ministero della Salute». Anche la Cgil, attraverso Marzia Oggiano (FP Cgil) e Tiziana Scalco (Cgil Milano), ha fatto sentire la sua voce: «Gli articoli denunciano il mancato ricovero della bambina a seguito di una visita al Pronto Soccorso. Tale mancato ricovero deriverebbe dal fatto che il padre era in possesso di carta SIS scaduta, essendo un lavoratore con permesso di soggiorno, ma da poco tempo disoccupato.

A fronte di una denuncia di tale gravità, la Cgil e la Funzione Pubblica di Milano chiedono all’Azienda Ospedaliera di Melegnano e alla Regione Lombardia di fare immediata chiarezza sull’accaduto e sulle eventuali responsabilità».

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