Cronache

Stupri, degrado e clandestini: il ghetto bomba della belva

Degrado, sassaiole e violenza: ecco il ghetto in cui si è rifugiata la quarta belva che ha lasciato morire Desirée Mariottini

Stupri, degrado e clandestini: il ghetto bomba della belva

In principio c'erano i pomodori. Gli extracomunitari li raccoglievano nelle campagne e vivevano in alloggi di fortuna. Erano almeno 15mila in quei paesini del Foggiano. E già nel 1990 la prefettura lanciava l'allarme sulle "tensioni forti" che si registravano. Dove? A Borgo Mezzanone. Nell'agosto del 1991, gli abitanti bloccarono per circa tre ore la strada provinciale Foggia-Trinitapoli in seguito a un episodio di molestia nei confronti di una giovane donna da parte di un immigrato extracomunitario. Secondo quanto denunciato dai familiari della ragazza, l'uomo aveva anche mostrato un coltello minacciando coloro che erano intervenuti in difesa della giovane. Dopo i controlli su circa 100 persone, trenta di queste risultarono sprovviste di permesso di soggiorno. La convivenza già all'epoca non era delle migliori.

Col passare del tempo, Borgo Mezzanone fece parlare di sé per il degrado, le maxi risse, le sassaiole contro gli agenti, la violenza. Non stupisce perciò che la quarta belva clandestina fuggita da Roma dopo aver preso parte allo stupro e all'assassinio di Desirée sia stata catturata proprio nel centro migranti di Borgo Mezzanone, il ghetto in cui trovar riparo e protezione.

In quello stesso centro, nel dicembre 2007, un eritreo di 25 anni, Kwabena Asamah, venne arrestato dai carabinieri dopo aver rapinato e tentato di abusare di una donna di 31 anni originaria della Nigeria. Asamah aggredì la donna per sottrarle il cellulare e poi la picchiò tentando di costringerla ad avere con lui un rapporto sessuale. Le grida d'aiuto della donna fecero accorrere il personale della Croce rossa in servizio nella struttura.

Nel paesino nel 2009 scoppiò pure la polemica sul bus e le corsie "preferenziali" per soli migranti per evitare il ripetersi di attriti tra i residenti nella borgata (circa 800) e gli immigrati del Cara (circa mille). Nello stesso anno furono gli stessi ospiti del centro a protestare contro le condizioni in cui erano tenuti. Chiedevano soldi, vestiti, sigarette, ma anche più servizi all'interno del centro e una commissione che esaminasse in tempi più celeri le loro richieste di asilo politico. Nel centro in quel periodo c'era più del doppio di migranti rispetto alla capienza prevista.

Inevitabile che la tensione salisse ogni giorno fino a sfociare in violenza. Come quella che avvenne nel 2011 quando un tunisino di 21 anni Sallemi Lassoued fu accoltellato durante una rissa. Un altro ospite del centro provò per disperazione a uccidersi ma venne salvato da un carabinieri, aggredito per "ringraziamento".

Nel 2015 un uomo di 30 anni, originario del Mali, venne arrestato con l'accusa di aver compiuto atti persecutori nei confronti di un'insegnante di lingua italiana della stessa struttura. Un anno dopo un altro accoltellamento, questa volta ai danni di un camerunense di 31 anni. La situazione divenne esplosiva tanto che nel settembre 2016 l'allora ministro dell'Interno Angelino Alfano annunciò un programma di interventi strutturali interamente finanziati dal ministero dell'Interno per la realizzazione di una nuova rete di recinzione, di una strada perimetrale interna, di un sistema integrato di video sorveglianza e anti-intrusione e di un nuovo corpo di guardia, nonché il potenziamento dell'impianto di illuminazione esterna al Centro per richiedenti asilo di Borgo Mezzanone. Il tutto a seguito di una inchiesta dell'Espresso che aveva documentato le condizioni di totale degrado all'interno del centro.

Cambiò qualcosa? Nulla. Nell'ottobre 2017 due nigeriani, Jeremiah Omomoh di 26 anni e Ahmed Shaban di 27 anni, vennero arrestati per violenza sessuale di gruppo ai danni di una connazionale. Entrambi erano domiciliati nella baraccopoli situata nell'area esterna del Cara di Borgo Mezzanone denominata "ex pista".

Nel febbraio di quest'anno, invece, un nigeriano di 27 anni, Ikalvin Imafore, è stato arrestato per il tentato omicidio e una rapina commessa nel Cara ai danni di un suo connazionale che ha ferito con coltellate alla spalla destra e all'addome sinistro, procurandogli anche un trauma cranico. Fino ad arrivare a qualche giorno fa quando, per cercare di evitare l'arresto di un migrante, numerosi extracomunitari hanno accerchiato due poliziotti, colpendoli con calci e pugni e bersagliandoli con un lancio di oggetti contundenti. Tutto è cominciato da un controllo anticaporalato e di contrasto dell'immigrazione clandestina. Gli agenti della Polstrada hanno intimato l'alt ad un'auto che procedeva a forte velocità vicino a Borgo Mezzanone. Il conducente non solo non si è fermato, ma ha cercato di investire uno dei due poliziotti. Ne è nato un inseguimento, avvenuto anche su strade di campagna, terminato quando il cittadino del Gambia, Omar Jallow, alla guida dell'auto in fuga ha terminato la sua folle corsa nei pressi della baraccopoli esistente vicino al Cara.

Alla fine venne ammanettato, sicuramente in modo poco ortodosso, alla ruota dell'auto della polizia.

Commenti