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Boss a 29 anni: caccia al sardo che assalta i blindati

da Cagliari

È tornato sul campo assaltando l'ennesimo portavalori e lasciando l'immancabile «firma» sull'A14. Raffaele Arzu ha appena 29 anni, ma è uno dei trenta latitanti più pericolosi d'Italia. Arriva da Talana, paesino arroccato sui monti del Gennargentu, in Sardegna, famoso per aver dato i natali a numerosi malviventi specializzati in rapine.
La banda ha agito lunedì sera sull'A14 tra Castel San Pietro e Ozzano dell'Emilia, nel Bolognese. Una decina di malviventi armati fino ai denti, a bordo di quattro auto poi bruciate per bloccare il traffico, ha preso di mira un blindato di un istituto di vigilanza privata, che viaggiava assieme ad altri furgoni. Spettacolare la tecnica dell'assalto. All'altezza di Castel San Pietro, la Mercedes dei banditi si è fermata, le persone che erano a bordo sono scese e hanno dato fuoco alle auto bloccando il traffico. Contemporaneamente alcuni di loro sono saliti su due Lancia Thema e una Bmw affiancando i furgoni all'altezza di Ozzano. A quel punto è scattato l'assalto, con decine di fucilate sparate contro i portavalori e con gli autisti costretti a fermarsi. I rapinatori hanno preso di mira solo un furgone: segato il lato sinistro della carrozzeria con un flessibile sono riusciti a prendere una parte del denaro. Poi sono scappati.
Gli inquirenti sono sicuri che Raffaele Arzu e la sua banda (composta da molti sardi) siano gli artefici del colpo: la tecnica, la strumentazione e la spavalderia riconducono alla Primula rossa specializzata negli assalti. Il gruppo avrebbe firmato un'innumerevole serie di rapine del genere tra l'Emilia-Romagna, la Toscana e l'Umbria. Da ricordare quella di Umbertine, nel 2005, in cui fu ucciso un carabiniere, poi l'assalto del 7 gennaio scorso a Massa Marittima in cui fu assassinata una guardia giurata.
Arzu, classe 1979, sfugge alle forze dell'ordine dal 13 maggio 2002, quando un ordine di arresto venne emesso dal tribunale di Camerino per una rapina ai danni dell'ufficio postale di Castelraimondo (Macerata). Da allora il Gruppo integrato interforze della Direzione centrale della polizia criminale lo ha inserito tra i latitanti di «massima pericolosità». Osservando la foto segnaletica pubblicata sul sito web del Viminale, in mezzo alle altre 29, ci si stupisce della sua faccia da bravo ragazzo: occhialini, sguardo timido. Insomma, niente del physique du rôle del perfetto bandito, semmai l'eccezione che conferma la regola. Eppure sarebbe lui la mente che sta dietro i colpi ai blindati. È sempre riuscito ad evitare le manette, anche nell'ottobre 2004 quando invece a finire dietro le sbarre furono i colleghi Marco Pili, di Villagrande (vicino a Talana) all'epoca 25 anni, e Sergio Arzu, classe 1979 e cugino di Raffaele.

Buon sangue non mente, evidentemente.

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