Letteratura

"Buchmesse? Porto l'Italia migliore"

Il Commissario straordinario: "A Francoforte il pluralismo sarà il marchio del nostro Paese"

"Buchmesse? Porto l'Italia migliore"

I libri li scrive: saggi e romanzi, come L'albero del mondo (Fazi, 2012) o Il destino del papa russo (Fazi, 2016). I libri li legge secondo lo standard che il rapporto Istat attribuisce al «lettore fortissimo»: almeno 40 l'anno («Ora sto leggendo il nuovo romanzo di Antonio Franchini, Il fuoco che ti porti dentro, bellissimo, un pugno nello stomaco che ti obbliga a riflettere, quello che deve fare la letteratura; e un saggio, la biografia che Roberto De Mattei ha dedicato a Merry Del Val, il cardinale che servì quattro Papi: fa capire che la storia della Chiesa non la fanno soltanto i pontefici, ma le eminenze grigie...»). E da giornalista di lungo corso - una vita in Rai: già direttore del Tg2, di Rai1 e di Rai Sport - i libri li usa, li studia e li recensisce («Racconto le nuove uscite su Instagram, con video di un minuto, e se convinco chi mi segue a leggerne uno, per me è un orgoglio»). E adesso, nominato nel giugno scorso, è Commissario straordinario del Governo per la Buchmesse di Francoforte 2024. È lui che coordina le attività legate alla partecipazione dell'Italia Paese Ospite d'Onore alla più celebre fiera del libro nel mondo. Intanto siamo qui a Bologna, a quella dedicata ai libri per ragazzi più importante d'Italia.

Mauro Mazza, mancano sei mesi alla Buchemesse: dal 16 al 20 ottobre. Preoccupato?

«No. Semmai soddisfatto di quello che io e la squadra abbiamo fatto finora. Stiamo centrando l'obiettivo di portare a Francoforte una cultura plurale e aperta, che non escluda nessuno, ma comprenda voci e personalità che in altre stagioni non sono state ascoltate».

Invece dell'egemonia culturale, la pari dignità. Invece dell'ideologia le idee.

«Sì, mettiamola così. Bisogna mettere in circolo tante idee, sulle quali tutti possono discutere con pari dignità. Lo so che sembra una provocazione, ma è da un secolo, dagli anni di riviste come La Voce e Lacerba e delle avanguardie che in Italia manca un vero pluralismo culturale. C'è stato il fascismo, c'è stata la spartizione tra Dc e Pci del potere politico e di quello culturale, e c'è stata la lunga stagione di Berlusconi, il quale da imprenditore si è sempre preoccupato di mantenere lo status quo, e infatti nella sua casa editrice hanno pubblicato tantissimi intellettuali di sinistra».

E ora invece? Con Giorgia Meloni le cose sono cambiate.

«Sì: con lei il centrodestra 2.0 usa tutti gli strumenti che ha a disposizione, fra cui la cultura, per provare a riequilibrare una situazione che finora è sempre stata sbilanciata a sinistra, a volte con una vera e propria egemonia, e penso a Rai3, altre con un antipatico amichettismo, i cui frutti li vediamo ancora oggi».

Slogan dell'Italia Paese Ospite a Francoforte è «Radici nel futuro». Viene in mente «Le radici profonde non gelano» di tolkieniana memoria. Ci risiamo?

«No, per niente. Conosco bene il mondo di Tolkien, ma le letture che mi hanno formato sono altre. Lo slogan che ai tedeschi è piaciuto molto significa che il presente deve prendere il meglio del nostro passato, non tutto: solo il meglio, e con questo andare verso il futuro. Non voglio più pensare a una cultura schierata, una cultura delle contrapposizioni. Non voglio più sentire uno storico dire che Giorgia Meloni è neonazista: quello non è un contributo intellettuale, quello è puro odio. Vorrei invece intellettuali che si parlassero senza barriere, tutto qui».

Come ambasciatori dell'Italia ha chiamato Carlo Rovelli, Susanna Tamaro e Stefano Zecchi. La scienza, la letteratura e la filosofia. Non ha paura delle posizioni di Rovelli sulla guerra?

«Per nulla. Sono sicuro che farà un intervento alto, senza cadere nella polemicuccia. E comunque la sua presenza conferma che a Francoforte ci sarà un'Italia plurale».

A Francoforte, attorno alla grande Piazza italiana ideata da Stefano Boeri, ci saranno moltissimi scrittori italiani. Qualche nome?

«Gli editori hanno proposto i loro autori. Noi, con l'Aie, l'Associazione italiana editori, ne abbiamo selezionati un centinaio che si confronteranno fra loro in 150 incontri. Il programma ufficiale lo presenteremo a maggio, ma posso dire che ci saranno tre lezioni speciali. Di Dacia Maraini, Claudio Magris e Alessandro Baricco. E poi ci saranno tanti eventi musicali, dentro e fuori la fiera».

Come saremo accolti dai tedeschi?

«Bene! C'è tanta voglia d'Italia in Germania. Si dice sempre che gli italiani stimano i tedeschi ma non li amano mentre i tedeschi amano gli italiani ma non li stimano. Cercheremo di convincerli anche su questo punto. Con la letteratura, la musica, l'arte e il cibo».

Il manifesto dell'Italia a Francoforte è firmato da Lorenzo Mattotti. C'è una ragazza seduta dentro una calla, pianta simbolo di semplicità e bellezza, che legge un libro e guarda il mondo. È giovane e donna. E i giovani e le donne sono coloro che leggono di più...

«Siamo alla Bologna Children's Book Fair: sappiamo quanto le nuove generazioni siamo fondamentali per il libro e quanto il libro lo sia per loro. Si deve sempre partire da qui».

Intanto però i dati dicono che proprio i giovani sono sempre meno capaci di concentrarsi su un libro. La soglia d'attenzione tende a diminuire per via dei social.

«Lo so. Addirittura vedono meno film e più serie tv proprio perché le puntate sono brevi. L'abitudine alla frammentazione è un rischio».

Soluzioni?

«Non certo vietare i social. Semmai invitare i ragazzi, attraverso la scuola e le famiglie, a prendersi delle pause. E poi si ricomincia da qui, dalla fiera di Bologna: con migliaia di proposte di idee, libri e storie.

Impossibile non ce ne sia una migliore di un reel di Instagram».

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