Economia

Candy, la terza generazione parla turco e cinese

Solo negli ultimi mesi lo shopping in giro per il mondo è costato 150 milioni

Candy, la terza generazione parla turco e cinese

Tre acquisizioni negli ultimi venti mesi dopo avere digerito il grosso boccone della Hoover. Prima la Vesta che a Kirov, in Russia, produce lavabiancheria con il marchio Vyatka, tra i più conosciuti nell'ex Urss; quindi, a metà del 2006, la Jinling nel Guandong, in Cina, terzo produttore cinese di lavabiancheria su piattaforme asiatiche, cioè ad asse verticale, in parte esportate nel resto del Far-East, in Australia e nel Nord Africa; infine, all'inizio del 2007, la Doruk nei pressi di Ankara, in Turchia, produttore con il marchio Süsler di cucine, piani di cottura, forni e stufe. Un robusto e costoso shopping internazionale di 150 milioni di euro che proietta Candy Group, già numero uno in Europa negli aspirapolvere, tra i leader mondiali nel settore dei grandi elettrodomestici, dalle lavatrici alle lavastoviglie, dai frigoriferi alle cucine. Poco meno di otto milioni di pezzi all'anno.
«Siamo ormai una multinazionale», commenta con orgoglio Peppino Fumagalli, vecchia bandiera della Candy di cui è presidente onorario. Ma una multinazionale, aggiunge il figlio Aldo, dal 2003 responsabile del gruppo, «che deve vedersela con giganti dai fatturati anche quindici volte superiori al nostro». Come dire: abbiamo ancora altre sfide da combattere e vincere.
Giustamente Peppino Fumagalli è orgoglioso per dove è arrivata la Candy. Ha 79 anni e da più di dieci ha lasciato gli incarichi operativi a figli e nipoti pur continuando ad occuparsi del settore immobiliare della famiglia al punto da realizzare il grande complesso turistico-alberghiero di Puntaldia a San Teodoro, una delle località più esclusive della Sardegna. Ed è l'ultimo esponente della seconda generazione dei tre fratelli Fumagalli che con lui hanno fatto grande la Candy e cioè Niso ed Enzo. Niso, il fratello maggiore di dieci anni, geometra dal carattere sanguigno e dal fisico robusto, genio della tecnica con il sogno di fare l'ingegnere ma anche appassionato di arte e di rose con l'idea fissa di volere creare la rosa bianca profumata, è l'inventore dell'attuale struttura della lavatrice a carica frontale.
Il papà della lavatrice. Insomma, è lui, morto nel 1990 a 72 anni, ad avere inventato nel dopoguerra la Candy e ad essere il papà della lavatrice europea. Enzo, il secondo fratello con un anno in meno di Niso ma scomparso a soli 48 anni, nel 1967, era il più estroverso della famiglia, con un grande intuito commerciale tanto è vero che a lui si deve l'idea della lavabiancheria vista quando era prigioniero di guerra negli Stati Uniti. Anzi, all’inizio propone di realizzare la lavastoviglie ma Niso opta invece per la lavatrice in quanto la lavastoviglie gli crea qualche problemino: non riesce a lavare bene l'acciaio e il cristallo. Peppino è quindi il più giovane dei tre fratelli che in realtà sono quattro: c'è anche una sorella, Alma, che oggi ha 86 anni ma non ha mai avuto incarichi in azienda. E proprio perché è il più giovane, Peppino ha sempre considerato Niso ed Enzo, riconosce, come i suoi «maestri». In effetti sono Niso ed Enzo a trasformare la piccola officina meccanica fondata negli anni Trenta a Monza dal padre Eden in un'azienda che nel 1945 comincia a produrre lavatrici.
Il «Modello 50». La prima lavabiancheria tutta italiana inventata da Niso si chiama «Modello 50» e viene presentata alla Fiera di Milano con grande successo. Ed è nel 1946 che nasce la Candy: produce trenta lavatrici al mese con vasca in alluminio e mangano per strizzare la biancheria. Niso segue la produzione, Enzo mette in piedi la struttura di vendita e Peppino, quando è il momento di entrare in gioco dopo il diploma di perito industriale, si occupa dell'amministrazione fino ad arrivare a gestire l'intero gruppo. Nel 1950 vede la luce la Bi-Matic, la prima lavatrice italiana semiautomatica, dieci anni più tardi è la volta dell'Automatic, la prima lavabiancheria completamente automatica: ha le sospensioni, il termostato, la centrifuga a 550 giri al minuto e offre dieci programmi di lavaggio. E una volta trasferito lo stabilimento a Brugherio, nel 1966 escono due prodotti che cambiano il modo di vivere della famiglia italiana: la Stipomatic, lavastoviglie automatica a doppio scomparto con lavaggio differenziato, e la lavabiancheria Superautomatic. Iniziano poi le acquisizioni: la prima nel 1970 con La Sovrana nelle cucine, quindi Kelvinator nei frigoriferi, Zerowatt nelle lavabiancheria e via via tutte le altre imprese fino ad arrivare nel 1995 alla struttura europea della Hoover. E quello è anche l'anno in cui Peppino, ormai sulla soglia della settantina e complice il cuore ballerino, fa un passo indietro affidando l'operatività dell’azienda alla terza generazione dei Fumagalli. Cinque tra fratelli e cugini, (in totale otto in quanto ne fanno parte tre esponenti del gentil sesso). Ma la proprietà Candy è in un certo senso «maschilista» e le donne Fumagalli (Virginia, Elisa, Laura) sono tenute fuori. Quindi cinque esponenti maschi della terza generazione: tre figli di Niso e due di Peppino mentre Enzo non ha eredi.
È una terza generazione piuttosto affollata ma in cui ognuno ha il suo spazio. Il primo ad entrare in azienda è nel 1976 Silvano, il figlio più grande di Niso. Nativo di Monza, è del 1950, una laurea in fisica alla Statale di Milano e un master in gestione aziendale all'Insead di Fontainebleau. Sposato con Elena Motta e padre di due figli (Cinzia lavora alla Deloitte, Luca è un ricercatore alla Saes Getters), hobby del computer, Silvano segue le orme del padre, occupandosi in prevalenza degli aspetti tecnologici e industriali della Candy che ha un catalogo di ben 1500 modelli, in gran parte rinnovato ogni due anni, e un centro ricerca con 120 tecnici. È l'amministratore delegato del gruppo mentre i fratelli più giovani, Maurizio ed Eden, che sembrano gemelli ma non lo sono, hanno la responsabilità rispettivamente della finanza e della Divisione cottura.
Il numero uno. Il Ceo del gruppo, è Aldo Fumagalli, il figlio di Peppino: anche lui monzese, è del 1959 ed è in Candy dal 1985 dopo la laurea in ingegneria elettronica al Politecnico di Milano e il master in gestione aziendale alla Bocconi. Sportivo, ex giocatore di pallavolo e amante delle moto, Aldo si è in prevalenza occupato del commerciale, ha un fratello quarantenne, Beppe, che dirige il settore dei piccoli elettrodomestici, è sposato con un chirurgo, Alessandra Marzari, ed è padre di tre figli. Candy ora lancia la la sfida della redditività: il target, ammette Silvano, «è ambizioso: raddoppiare il fatturato in 4 anni e raggiungere i dieci milioni di pezzi».
Il gruppo, interamente di proprietà Fumagalli, ha 7.059 dipendenti di cui 5.255 all'estero, quartiere generale sempre a Brugherio, 11 stabilimenti (3 in Italia: Brugherio, Lecco ed Erba ma quello di Erba è destinato alla chiusura), 38 consociate, un fatturato 2006 di 1054 milioni di euro. Opera con due marchi internazionali: Candy e Hoover.


(136.Continua)

Commenti