Cronaca locale

Cardano, il genio che filosofava giocando a dadi

Nel «Liber de ludo aleae», lo scienziato studiò per la prima volta la teoria delle probabilità. Dando consigli anche su come barare...

Fu medico, matematico, filosofo, astrologo. E giocatore d’azzardo. Vantava il nome latino di Hieronymus Cardanus (da Cardano al Campo, un villaggio vicino Gallarate, da dove aveva origine la famiglia), ma il mondo lo conosce come Girolamo Cardano, il “Lombardo” com’è chiamato, visto che nacque - nel 1501 - a Pavia (per sbaglio, essendo in quel momento la famiglia in fuga da Milano colpita dalla peste). Studiò medicina a Padova, poi insegnò matematica e astronomia a Pavia e Milano (grazie ai buoni uffici del padre, Fazio Cardano, accademico di fama) esercitando a lungo la professione medica.
Spirito inquieto e figlio degenere dei tempi (nel 1570 l’Inquisizione lo fece incarcerare con l’accusa di eresia per aver compilato l’oroscopo di Cristo, abiurò e fu scagionato), stampò 131 opere, dichiarando di averne bruciate altre 170 e lasciando ai posteri un centinaio di manoscritti. Si occupò di matematica - nel 1545 scrisse l’Ars Magna - di meccanica, geologia, astronomia, musica, filosofia e, anche, teoria delle probabilità. In qualche modo cercò di teorizzare la sua passione (o vizio?) più grande: il gioco d’azzardo.
Girolamo Cardano fu sempre attratto da carte, dadi e scacchi, che fin da giovane gli fornirono il denaro necessario per vivere. Generalmente vinceva più di quanto perdesse, anche se al riguardo era solito affermare che «l’unico vantaggio deriva dal non giocare per niente...». Il gioco divenne una droga che per molti anni gli rubò tempo, denaro e reputazione. Arrivò a impegnare i gioielli della moglie e i mobili di casa, e una volta, sicuro di essere stato ingannato alle carte, con un coltello sfregiò un avversario. Ma i dadi per Girolamo Cardano furono anche il laboratorio ideale per condurre esperimenti sulla quantificazione del rischio. Tanto che attorno al 1525 sull’argomento scrisse un trattato che uscì postumo nel 1663 e oggi viene ristampato in edizione filologicamente corretta (Girolamo Cardano, Liber de ludo aleae, Franco Angeli, pagg. 240, euro 21, a cura di Massimo Tamborini): qui teorizza alcuni principi matematici generali applicati allo studio dei giochi, analizza aspetti particolari come il rotolio dei dadi partendo dalla premessa che la probabilità è governata da principi scientifici (la possibilità che esca un certo punteggio non dipenderebbe, insomma, dalla mera fortuna), anticipa le linee guida dei futuri «giochi di strategia» e persino dedica una sezione ai metodi per barare efficacemente... Scagliandosi contro coloro che bestemmiano quando perdono e deridendo quanti affidano il lancio dei dadi a gesti scaramantici. Girolamo Cardano: un filosofo straordinario e un grande giocatore d’azzardo.

Come è stato scritto: «genio intellettuale e briccone incorreggibile».

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