Cronaca locale

In cella il conte Caproni: era volato in Germania dopo un crac milionario

È finito in una stazione della polizia tedesca il lungo «volo» dell’ultimo discendete della grande famiglia Caproni, ricercato dal 1999, quando passò in giudicato una condanna a 18 anni per un «buco» da 30 miliardi. Achille Caproni di Taliedo, 73 anni, è stato infatti individuato, e arrestato, nei pressi di Hannover dove si era stabilito dopo una lunga permanenza in Sudamerica.
Finisce così ingloriosamente una delle più grandi dinastie industriali del Novecento, asse portante dell’aviazione italiana che negli anni Venti e Trenta era all’avanguardia nel mondo. Basta ricordare la trasvolata atlantiche del 1933 compiuta da Italo Balbo con 25 idrovolanti, conclusa in America con un’accoglienza trionfale. Capostipite fu Giovanni Battista «Gianni» Caproni, primo Conte di Taliedo, quartiere milanese dove fondò l’azienda. E da dove, a partire dal 1910 iniziarono a uscire una serie di velivoli, a partire da Ca 1. Caproni specializzò la sua produzione in campo militare e presto divenne una multinazionale, con fabbriche in Bulgaria e Perù, allargandosi, dopo l’acquisto della Isotta Fraschini, anche alle automobili, ai motori marini e vascelli da combattimento. I suoi aerei macinarono record su record: il Ca.161 detiene ancor oggi il primato di altezza per aerei con motore a pistoni, con oltre 17mila metri. Dopo la guerra la Caproni entrò in una grave crisi finanziaria e ai primi anni Cinquanta finì ufficialmente la sua storia: molti marchi cessarono, alcuni vennero assorbiti da altri grandi gruppi.
Erede della casa Achille, classe 1938, noto soprattutto per i suoi problemi con la giustizia. Negli anni Ottanta viene condannato a tre anni per aver organizzato nella sua villa di Venegono una bisca clandestina dove attirare «poli» e spennarli con carte truccate. Qualcuno, allora, «pianse» 200 milioni, altri 500 altri ancora un miliardo tondo tondo. E grosso modo nello stesso periodo aveva iniziato a trescare con certe sue società, in particolare la «Compagnia Generale Industriale» poi fallita nel 1983, per mettere a segno una serie di truffe ai danni di banche e società finanziarie. La Guardia di Finanza calcolò allora un bottino di 30 miliardi, sparito nei conti correnti di Caproni e dei suoi complici.
Il «redde rationem» arrivò nel 1999 quando passarono in giudicato condanne per 18 anni. Il «conte» non stette certo ad aspettare l’arrivo delle manette ma sparì in Sudamerica. Dopo aver ottenuto la cittadinanza venezuelana, tornò in Europa e andò a stabilirsi a Bad Nenndorf, vicino ad Hannover, a casa della sua compagna, una tedesca di 66 anni da cui ha avuto due figli. Dove iniziò a progettare investimenti immobiliari a Berlino, certo che ormai l’Italia si fosse scordata di lui.
Invece la squadra mobile di Milano, diretta da Alessandro Giuliano, non h mai cessato di tener d’occhio i suoi famigliari che alla fine hanno condotto gli investigatori dal ricercato.

Ieri i poliziotti tedeschi, informati dai colleghi italiani, si sono presentanti con le manette per l’ultimo «volo» di un Caproni: destinazione San Vittore, senza scalo.

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