Cronaca locale

Dal ciclostile a internet È il «Rinascimento» dei giornali di classe

Boom di fogli nei licei milanesi: oltre cento le testate gestite dagli studenti che trattano di politica, attualità e cronaca

Stampa di classe: Milano detta legge con oltre 100 testate sparse tra i banchi. Qualche anno fa il provveditorato aveva censito 40 giornalini delle elementari, 52 delle medie e 20 delle superiori. Oggi a questa massa di materiale cartaceo prodotto dai ragazzi, vanno aggiunti forum, siti e blog su Internet. Un fenomeno che già i sociologi indicano come esempio di «free speech», la «voglia di dire» che si rifà al movimento della libera parola nato nel ’64 all’università di Berkeley, California.
Anche le nuove tecnologie aiutano: deposti in cantina i vecchi ciclostile, oggi i ragazzi impaginano al computer e stampano mediamente dai 500 ai 1.000 esemplari alla volta. Giornali di circa 20 pagine l’uno per una spesa che si aggira tra i 200 e i 300 euro a numero, messi a disposizione dai presidi grazie ai fondi destinati alle attività degli studenti. Dentro ci sono titoli, catenacci, sommari, foto e disegni. A coordinare i redattori in erba sono spesso professori eletti da presidenza e rappresentanti degli studenti.
Ma in diverse realtà sono i soli studenti a fare tutto: «Qui da noi - dice ad esempio Niccolò, seconda liceo classico al Parini, tra i responsabili del mensile Zabaione - si lavora in totale autonomia. Siamo partiti con un piccolo nucleo di amici e oggi i promotori sono saliti a 15». La formula piace perché il giornale, che distribuito nel liceo in 500 copie, non rappresenta né il Consiglio di istituto né le liste studentesche. Fanno discutere il Giornalotto dello scientifico Volto, L’Urlo (liceo classico Beccaria); II Flogisto (classico Berchet); L’Oblò sul cortile e Satura Lanx (entrambi organi del liceo classico Carducci). E ancora Gli Stornelli (liceo classico Manzoni); Scripta restant (scientifico Einstein); La Pulce (linguistico Manzoni); Spleen (Tito Livio). «Peccato che quasi tutti questi organi di stampa non riportino le date di pubblicazione, rendendo difficilissimo catalogarli». Chi parla è Elena Cabrini, ideatrice e responsabile dell’unica raccolta di giornali studenteschi esistente oggi in città e custodita presso l’associazione «L’Amico Charly» di via Marco Polo, 4. Ma di cosa parlano i giovani del Duemila sui loro giornali? Dal forum sulla pena di morte all’intervista coi professori sull’aumento di prezzo dei libri di testo; dall’attualità politica all’inchiesta sugli effetti collaterali degli psicofarmaci. Temi seri intervallati a titoli più lievi come l’enigmatico: «È necessario o no andare in discoteca per farsi nuovi amici?». Dove l’autore - Luca B. - mette in guardia i lettori «su un mondo fatto solo di luci, illusioni, incontri casuali dietro a una sculettante adolescente che non vuole impegnarsi». Non mancano le rubriche: la posta del cuore, l’oroscopo, le recensioni musicali o i veri e propri reportage da mostre, rappresentazioni teatrali, concerti. Ci sono anche i cazzeggi - poca roba in confronto alle goliardate del passato - e la narrativa erotico-pulp a opera dei tanti emuli di Santacroce e Lucarelli.
Tutto materiale filtrato da cuore e ormoni di adolescenti provvisti, il più delle volte, di una profondità di indagine che farebbe onore a più di un professionista della carta stampata. Come il gustosissimo, documentato e ironico servizio redatto da una ragazza del liceo Berchet che aveva scoperto tre topi in palestra; o come la bella idea di Alesia, una ginnasiale del Parini, che ha scelto di commemorare la figura di Enzo Biagi attraverso l’intervista a una sua anziana conoscente. Alcuni servizi sono corredati da parole struggenti, tanto da far dire a qualche professore che questi giornaletti «a volte sono fin troppo seri».

Altre volte invece sono gli stessi dirigenti scolastici a ostacolarne la realizzazione perché gli articoli «parlano troppo di disservizi e mai delle belle esperienze vissute in classe».

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